MILANO – La crisi dell’industria dell’informazione è iniziata con la graduale diminuzione delle diffusioni, che dagli anni Novanta a oggi si sono più che dimezzate. Ma i conti delle aziende tengono e continuano a dare utili, grazie soprattutto ai cosiddetti collaterali, fino allo scoppio della crisi economica degli anni Duemila. Nel decennio 2004-2013, secondo i dati Fieg, il fatturato pubblicitario è crollato del 39,7% complessivo, che tocca però il -60% per la sola carta stampata.
Dal 2007 al 2014 il numero dei giornalisti si è ridotto di 2.045 unità, a fronte di un aumento di 2.140 pensioni dirette erogate dall’Inpgi. Ma in effetti fino al 2009 abbiamo assistito a un turnover positivo, con un’occupazione giornalistica in crescita, mentre negli ultimi sei anni la perdita netta di posti di lavoro è stata di 2.783 persone, con 574 assunzioni grazie agli sgravi previdenziali tra il 2011 e il novembre 2014 e altre 250 nell’ultimo mese dello scorso anno.
Nello stesso tempo, il numero di collaboratori e freelance è aumentato, fino a raggiungere quota 40 mila di iscritti all’Inpgi 2, di cui 16 iscritti anche all’Inpgi 1 e oltre 9 mila colleghi che hanno sospeso l’obbligo di presentazione della denuncia dei redditi, cioè non guadagnano nulla. La media dei redditi dei collaboratori è comunque pari a 8.746 euro lordi l’anno, mentre per i lavoratori autonomi è di 13.125 euro.
Gli strumenti di gestione della crisi che si possono utilizzare grazie al nostro sistema del welfare sono molteplici e si utilizzano anche combinati tra loro: dalla cigs ai contratti di solidarietà, dai prepensionamenti all’incentivazione all’esodo, fino alla disoccupazione, che ha già subito più modifiche e riduzioni. Ma è sempre fondamentale la capacità di contrattazione e di comprendere la situazione e le esigenze delle singole realtà e redazioni.
La crisi e il conseguente ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali ha avuto un impatto sui nostri istituti del welfare. I conti soffrono: la Casagit ha terminato il 2014 con un rosso di un po’ più di 700 mila euro, mentre l’Inpgi 1 ha chiuso il bilancio con 14 milioni di utile, ma in effetti lo squilibro previdenziale è di oltre 80 milioni e il trend negativo va avanti da anni, a fronte di una stabilità per definizione dell’Inpgi 2, che ha a disposizione risorse anche per aumentare tutele e coperture per i suoi iscritti.
La riforma della gestione principale dell’Istituto previdenziale è in discussione ed è stata illustrata alle parti sociali, Fnsi e Fieg, martedì scorso ancora nelle grandi linee, che prevedono interventi per aumentare le entrate, ovvero i contributi previdenziali, e diminuire le uscite, cioè le prestazioni (pensioni e ammortizzatori sociali). Le prime indicazioni non sembrano però in grado di riportare l’Inpgi a una reale stabilità, continuando a rispondere all’esigenza di un welfare per i giornalisti solidale e inclusivo ma anche solido. giornalistitalia.it
Daniela Stigliano
Giunta Esecutiva Fnsi
Presidente Circolo della Stampa di Milano