TORINO – È dedicata all’Iran la quarta edizione di “Voci scomode”, l’appuntamento annuale in difesa della libertà di stampa nel mondo promosso dal Caffè dei Giornalisti; l’evento – organizzato in collaborazione con La Maison des Journalistes di Parigi – si terrà mercoledì 28 novembre ore 18.30-20 al Circolo della Stampa di Torino (Palazzo Ceriana Mayneri, Corso Stati Uniti 27).
«Anche quest’anno “Voci Scomode” ospiterà due giornalisti, Rasoul Asghari e Mariam Mana, che sono stati costretti a lasciare la loro patria perché il loro mestiere, cioè diffondere notizie e informazione, li aveva messi nella condizione di vedersi boicottati e minacciati. – spiega Rosita Ferrato, presidente e direttore responsabile del Caffè dei Giornalisti – Crediamo molto nel valore della testimonianza e, dopo esserci dedicati alla Turchia e alla Siria nelle ultime due edizioni, quest’anno abbiamo deciso di concentrarci su uno Stato oggetto di molte attenzioni anche per fatti di cronaca, l’Iran. Un altro luogo in cui fare giornalismo libero significa mettersi contro il potere e rischiare in proprio. Con i nostri ospiti speriamo di poter raccontare in maniera esauriente una realtà complessa come quella iraniana, offrendo agli spettatori spunti per conoscere e approfondire».
40 anni fa l’Iran fu teatro di una rivoluzione che ne mise a soqquadro il sistema politico, ed è un Paese dalle molteplici contraddizioni: in fondo al ranking internazionale della libertà di stampa secondo Reporters sans frontière, tuttavia la sua popolazione è in fermento e in lotta per ottenere dei cambiamenti fondamentali.
Nelle variegate proteste di piazza della società civile contro il potere costituito si chiedono, tra le altre, misure di contrasto alla povertà, cagionata in buona parte dal crollo della valuta locale; nell’opera interna ed esterna di giornalisti e attivisti dissidenti, si coglie il tentativo di recuperare il filo della modernità e di rendersi una nazione più libera e giusta. In un momento storico in cui le sanzioni economiche imposte dagli Stati Uniti mettono ancora più in difficoltà le vite di cittadini già insidiati nelle loro prerogative fondamentali.
Reporters sans frontière fotografa impietosamente la libertà di stampa nel regime iraniano: è il 164esimo Paese nel World Freedom Index su 180 Stati censiti. Secondo RSF, il governo sta combattendo una nuova battaglia, non più per il controllo delle testate tradizionali ma contro i cosiddetti citizen journalist e gli attivisti che utilizzano la Rete e i social network, «pur cercando di mantenere le apparenze» di un potere moderato e illuminato.
La crisi economica, le sanzioni, la corruzione dilagante hanno innescato nuove proteste in Iran, sebbene le forze guidate da Hassan Rouhani si siano confermate al potere nel 2017 con la promessa di una guida vicina alle istanze di libertà e di modernità dei cittadini. Per contro, c’è chi indentifica nell’attuale establishment una forma di teocrazia conservatrice travestita da un falso riformismo.
C’è spazio per sognare un Iran libero? Ci sono le condizioni per pensare a un Paese che possa guidare il Medio Oriente sui binari della libertà, oppure gli effetti dei moti rivoluzionari del 1978-79 hanno reso la Persia una nazione irrimediabilmente “a libertà limitata”? Quali spinte, dall’interno e dall’esterno, potrebbero accompagnare questo cammino di riforme e di democratizzazione?
A queste domande proveranno a dare risposta gli ospiti di “Voci scomode – Storie di chi sfida il potere”, moderati da Farian Sabahi, l’appuntamento annuale dedicato alla libertà di stampa promosso dal Caffè dei Giornalisti. (giornalistitalia.it)
Il 28 al Circolo della Stampa di Torino due colleghi costretti a lasciare il Paese