ROMA – Vittorio Sgarbi all’attacco di “Striscia la notizia”. Ha fatto infuriare il critico d’arte il servizio trasmesso ieri sera dal tg satirico, in onda su Canale 5, in cui si avanza l’ipotesi – sulla base di uno scambio di battute al telefono intercettato in un fuorionda – che dietro alla notizia delle code ai Caf per il reddito di cittadinanza ci sia Sgarbi.
«La sola fake news è quella di “Striscia la notizia”. Servizio completamente falso», tuona il critico d’arte in un lungo post su Facebook.
«Sarebbe bastato contestualizzare la telefonata tra me e il mio ufficio stampa – spiega – per comprendere come non stessimo “confezionando” un bel nulla, ma, al contrario, commentando la notizia delle file al Caf per il reddito di cittadinanza – pubblicata da numerosi organi di stampa nazionali e regionali e diffusa da numerose reti televisive – concordando, quindi, di rilanciarla, con toni ironici («così li prendiamo per il culo») sui nostri profili social, cosa che, peraltro, com’è facilmente verificabile, non abbiamo più fatto proprio per le notizie contraddittorie che si susseguivano».
Sgarbi chiarisce quindi che la telefonata a cui si fa riferimento è “successiva (l’indomani, per la precisione) alla pubblicazione sui giornali delle file ai Caf». Poi va all’attacco del tg satirico: «È una notizia vera, invece, la “marchetta” che gli intrepidi Ficarra & Picone, forse ansiosi di mostrarsi fedeli al nuovo potere che avanza, hanno inteso fare ai 5 Stelle montando un servizio che stravolge la realtà, facendo credere che le file al Caf (pubblicate anche da “Corriere della Sera” e “Il Sole 24 Ore”) fossero una nostra invenzione. Insomma – osserva –, tanto rumore per nulla».
Il critico d’arte annuncia anche di stare valutando di ricorrere alle vie legali contro il servizio di “Striscia”.
«Ovviamente, per le reazioni scomposte che una simile bufala può ingenerare ai danni miei e del mio ufficio stampa da parte di tanti militanti invasati che albergano nel Movimento 5 Stelle, valuteremo con i legali – conclude – quali azioni intraprendere a tutela della nostra incolumità». (adnkronos)
Il critico d’arte furibondo con il tg satirico che gli attribuisce la bufala delle code ai Caf