STRASBURGO (Francia) – La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per aver violato il diritto alla libertà d’espressione di Alessandro Sallusti ritenendo “manifestamente sproporzionata” la sua condanna al carcere per diffamazione per due articoli pubblicati su Libero nel 2007, quotidiano che dirigeva allora.
Nella sentenza, in cui i giudici hanno riconosciuto a Sallusti 12 mila euro per danni morali, lui ne aveva chiesti 100 mila, la Corte riconosce la giustezza della condanna del direttore per diffamazione, ma considera che questa non avrebbe dovuto tradursi in una pena da scontare in carcere.
Da qui la violazione del suo diritto alla libertà d’espressione. I fatti del caso risalgono al febbraio del 2007 quando Libero pubblica due articoli in cui si sostiene che una ragazzina di 13 anni è stata costretta dai genitori e il giudice tutelare ad abortire. La notizia era già stata pubblicata il giorno prima da altri quotidiani che tuttavia lo stesso giorno avevano precisato che la 13enne non era stata forzata ad abortire ma lo aveva voluto. Ad aprile il giudice tutelare (Giuseppe Cocilovo, ndr) aveva denunciato Sallusti per diffamazione.
Il giornalista viene condannato, per omesso controllo per un articolo e diffamazione aggravata per l’altro, a risarcire 30 mila euro e a un anno e due mesi di carcere. Arrestato nel novembre del 2012, in seguito alla condanna definitiva, alla fine sconterà 21 giorni agli arresti domiciliari prima che il Presidente della Repubblica commuti il carcere in una multa. (ansa)
LA FNSI: «IL PARLAMENTO CANCELLI IL CARCERE PER I GIORNALISTI»
«La sentenza di condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani per la violazione della libertà di espressione – affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – rafforza la campagna “No tagli, No bavagli” avviata dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e la battaglia per la cancellazione del reato di diffamazione a mezzo stampa che il sindacato dei giornalisti porta avanti da tempo».
«Il risarcimento che la Corte ha riconosciuto ad Alessandro Sallusti per essere stato condannato ad una pena detentiva – proseguono – rappresenta un atto di messa in mora del Parlamento e del Governo italiani che continuano ad ignorare tutte le proposte di legge tese a depenalizzare la diffamazione e a contrastare le querele bavaglio, ormai diventate la forma più diffusa di minaccia ai cronisti e alla libertà di stampa. Cancellare il carcere non significa, infatti, riconoscere ai giornalisti una sorta di impunità. La diffamazione va sanzionata, ma il carcere, come nel caso di Sallusti, è incompatibile con la libertà di espressione e con l’articolo 21 della Costituzione». (giornalistitalia.it)