CAVOUR (Torino) – Il ministro della Cultura, al quale è stata rivolta una petizione, e il governo Draghi, riusciranno ad occuparsi della villa appartenuta a Giovanni Giolitti e sita a Cavour (Torino) prima che sia svenduta? L’immobile frequentato dallo Statista nei mesi estivi è stato messo in vendita sul sito internet della filiale italiana di Sotheby’s International Realty. Prezzo base: 680 mila euro, mobilio e parco compresi.
La residenza meriterebbe di essere salvaguardata perché teatro di un pezzo di storia dell’Italia, anche se Giolitti preferì risiedere con moglie e figli nella più soleggiata e secolare Villa Plochiù, pure questa nel cuore di Cavour, dove morì il 17 luglio 1928.
L’austera casa, oggi in vendita, ai piedi del parco naturale “Rocca di Cavour”, fu comunque per Giolitti luogo di riposo, studio, tempo dedicato all’hobby dell’agricoltura e delle piante, a incontri con famigliari, amici, politici. L’immobile di circa 510 metri quadrati di superficie distribuiti su tre livelli, comprende: un seminterrato di 120 mq, un ampio salone di 90 mq, un secondo salone, una grande cucina, la sala da pranzo e il bagno. Al primo piano due camere da letto con due bagni, un salotto affacciato su un ampio terrazzo panoramico; al secondo piano quattro camere e tre bagni. La proprietà comprende pure: la casa del custode di circa 132 mq, su due piani, con magazzino di 45 mq, due ampie tettoie, ed un ulteriore edificio di circa 100 mq anch’esso di due piani. Infine, tutto intorno 25.000 mq di parco e bosco, dove sono presenti castagni, betulle, querce secolari ed un maestoso cedro del Libano.
Nella residenza il cinque volte Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro del Regno d’Italia per un totale di oltre dieci anni a capo del governo, e per quasi quindici anni, dal 1900 al 1914, l’uomo più potente d’Italia, accolse delegazioni e parlamentari che arrivavano a fargli visita a Cavour.
La casa fu molto amata dai figli e dai nipoti di Giolitti. Tra le testimonianze di tali sentimenti spiccano le affettuose parole di Elena D’Amico, moglie dell’onorevole Antonio, nipote di Giovanni Giolitti, che narrò quando, nel 1939, conobbe “…la casa di Cavour, chiamata Villa alla Rocca, per distinguerla dall’altra casa (casa Plochiù – Giolitti, ndr) molto più antica ed esposta diversamente, dove Giovanni Giolitti passava la maggior parte dell’anno quando non era al governo. Alla villa della Rocca – scrive Elena D’Amico – il Nonno veniva solo d’estate, sicuro di trovarvi un fresco delizioso e vi ospitava figli e nipoti. Si dice che non si curava troppo che fosse elegante e ben arredata: pochi mobili e quadri. Gli premeva che vi fossero piatti e posate in quantità, oltre alle molte lenzuola, belle lenzuola, di lino per lunghi sonni riparatori. Tanta austerità mi colpì come, al tempo stesso, la diversità dell’aria, il profumo della legna che ardeva nei caminetti, il ritmo più lungo del tempo, il canto degli uccelli, i tonfi delle castagne che si staccavano dagli alberi rotolando fino davanti alla camera da pranzo… ”.
Quando la residenza divenne di proprietà dell’onorevole Antonio (1915-2010), la moglie Elena D’Amico, morta nel 2007 a Roma, dove risiedeva con il marito, cercò di renderla meno austera e, nel grande salone “che sembrava un’aula scolastica”, piazzò un antico biliardo ancora presente. La messa in vendita della residenza proprio nell’anno del centenario della fine del V Governo Giolitti del 1920-21 sa quasi di indifferenza verso le testimonianze storiche.
Villa alla Rocca invece, insieme alla Villa Plochiù-Giolitti, dovrebbe trasformarsi in un itinerario turistico, documento visibile di un importante tratto della storia del Piemonte e dell’Italia e di colui che è ritenuto il più autorevole uomo di Stato italiano dopo Camillo Benso Conte di Cavour. Villa Plochiù (nome del nonno materno di Giovanni Giolitti), già descritta nel registro catastale della “Magnifica Comunità” di Cavour nel 1768, piacque al futuro statista fin da giovanissimo. E qui portò l’amata sposa, Rosa Sobrero, nipote del chimico Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina, e figlia di un magistrato, poco dopo le nozze avvenute nel 1869 quando avevano appena superato lui i 26 anni e lei i 19 anni.
Giolitti, originario di Mondovì (Cuneo), diventato avvocato, poi magistrato, segretario generale della Corte dei Conti, ministro, Presidente del Consiglio per ben cinque legislature, fra il 1892 e il 1921, sempre tornò a Villa Plochiù preferendola alla più moderna Villa ai piedi della Rocca, di fianco al campanile, che aveva ereditato dagli zii Luigi e Alessandro, ma dove si trasferiva all’arrivo del caldo estivo quando ritornava da Roma.
Se la Villa alla Rocca si distingueva per il magnifico parco, Villa Plochiù-Giolitti si caratterizzava per le ortensie importate a Cavour dalla Francia proprio dal dottor Plochiù che le fece piantare nel retro del giardino, dove esistono tutt’oggi.
Nella casa Plochiù, ad un solo piano, Giovanni Giolitti trascorse con la famiglia tutti i suoi momenti liberi a studiare, lavorare, coltivare le sue piante, incontrare amici e politici vari. Come capitava nella residenza ai piedi della Rocca, ora in vendita. A Villa Plochiù lo statista si spense all’età di 85 anni nella sua camera, il 17 luglio 1928, sette anni dopo l’amata consorte, Donna Rosa Sobrero. E come lei venne sepolto nella tomba di famiglia nel piccolo cimitero di Cavour. Una lapide accanto al portale d’ingresso della villa, collocata nel 1989, ricorda il centenario del primo governo dello Statista.
Il comune di Cavour, già frequentato da Camillo Cavour, con le residenze di Giovanni Giolitti, rappresenta dunque una pagina di storia dell’Italia che dovrebbe essere custodita e difesa, non svenduta e smembrata. (giornalistitalia.it)
Carola Vai