ROMA – Lega e Forza Italia si dividono sulla Rai. Lo strappo si è consumato di prima mattina in commissione di Vigilanza Rai, dove la mancata partecipazione al voto di Forza Italia ha fatto saltare la nomina di Marcello Foa alla presidenza di viale Mazzini, e non si è ricucito nel pomeriggio, con FI che pretende l’indicazione di un nuovo nome dagli alleati di centrodestra. Mentre la Lega sostiene che il consiglio di amministrazione della Rai è comunque nel pieno delle sue funzioni e si deve andare avanti così con Foa che eserciterà le funzioni di presidente in quanto consigliere più anziano.
Al momento non è stata convocata una riunione della Vigilanza Rai. Il Pd e Forza Italia hanno annunciato battaglia qualora il partito di via Bellerio riproponesse il nome del giornalista italo-svizzero.
«Faremo ricorso», hanno assicurato i Dem mentre lo stesso Berlusconi ha sottolineato come un’eventualità simile presenterebbe, «secondo il parere di autorevoli professionisti, problemi giuridici non superabili».
Essendo cambiata la legge sulla nomina del presidente non c’è neanche un precedente. Sarà quindi scontro, con i più alti vertici istituzionali che vigilano sulla partita. E con il Movimento 5 stelle che pur attaccando Berlusconi (“Ha riproposto TeleNazareno”) non esclude che si vada verso un’altra strada.
«Se non c’è intesa, mi pare chiaro che il nome di Foa non può tornare. Questo lo dice la legge, non io», ha detto Di Maio.
La bocciatura in Commissione Vigilanza
Ma il segretario leghista non intende cedere dopo il doppio no di Forza Italia al nome di Foa. In mattinata la prima bocciatura: il partito azzurro, al pari di Pd e Leu, non ha partecipato al voto in Commissione Vigilanza. Foa ha raccolto 22 sì – a favore la maggioranza e Fratelli d’Italia –, mentre occorreva raggiungere il quorum dei due terzi, ovvero 27 voti.
Nel pomeriggio un nuovo stop di Berlusconi: «La scelta del no a Foa è stata assunta dai nostri gruppi parlamentari e l’ho naturalmente condivisa». Ed ancora: «FI non lo voterà. Il servizio pubblico, per essere tale, non può essere espressione unilaterale di una maggioranza, qualunque essa sia». Lo scontro tra FI e Lega è sempre aspro.
«A settembre tireremo le somme ma a questo punto – spiegano diversi “big” del partito di via Bellerio – la strada sembra già indicata».
Da FI si nega comunque che le giunte dove Lega e FI governano insieme siano a rischio.
«Quando la Lega non ha votato Antonio Tajani presidente dell’Europarlamento non è successo niente», si rammenta, «basta che facciano dimettere Foa e indichino un altro nome, magari la Bianchi Clerici».
Salvini si è recato al San Raffaele per convincere il Cavaliere. Qualche timida apertura ma nulla di più, dicono dai gruppi azzurri, che escludono che sia arrivata una porta aperta da parte dell’ex premier. Sul tavolo anche le nomine degli enti di Stato, la direzione di una testata giornalistica ma l’ex presidente del Consiglio – pressato anche dai suoi – ha subito chiuso. Forza Italia e Lega sono divisi anche nella ricostruzione della giornata.
Il ruolo di Luigi Di Maio non ha giovato
Uniti solo nel sostenere che le dichiarazioni di Luigi Di Maio “non hanno giovato” alla trattativa. Nel corso di una audizione in commissione Lavori pubblici al Senato, a metà pomeriggio, il vicepremier 5 Stelle aveva suggerito divisioni in seno a Forza Italia.
«Se la forza politica con cui abbiamo sottoscritto il contratto di governo – aveva detto DI Maio, con riferimento alla Lega – mi dice che il leader di un’altra forza politica è d’accordo su quel nome e i parlamentari di quella commissione esprimono un voto discordante dalla volontà del leader, credo che abbiamo un’attenuante».
Le frasi di Di Maio avevano scatenato la reazione immediata del senatore azzurro Renato Schifani, el quale ha negato categoricamente e fatto infuriare i forzisti.
Per il resto, la ricostruzione che gira tra i parlamentari leghisti è diversa da quella fornita dai colleghi di FI. I leghisti parlano di un inghippo di pochi minuti. Stando a quanto riferiscono, al termine dell’incontro di stamane tra Salvini e Berlusconi, i due leader avrebbero telefonato ai rispettivi punti di riferimento in Vigilanza annunciando lo “sblocco” dell’impasse e il voto favorevole di FI. Ma le due telefonate sarebbero arrivare troppo tardi.
«La chiamata di Berlusconi è arrivata alle 8:57 quando avevamo già votato e FI non aveva partecipato facendo saltare Foa», ricostruisce un leghista in Vigilanza.
Per tutto il resto della mattinata, come nel primo pomeriggio, la Lega avrebbe atteso, fiduciosa, un segnale pubblico e positivo da parte del Cavaliere. Ma – nel mezzo le dichiarazioni di Di Maio – da Silvio è arrivata la doccia fredda cui ha fatto seguito la dura la reazione di Salvini.
«La Lega prende atto che Forza Italia ha scelto il Pd per provare a fermare il cambiamento, per la Rai, per il taglio dei vitalizi e per altro ancora – ha replicato il capitano leghista –. Dispiaciuti, continuiamo sulla via del cambiamento, sicuri che gli italiani e gli elettori del centrodestra (come dimostrano tutti i sondaggi) abbiano le idee chiare».
Le polemiche: «Con il no a Foa muore Forza Italia»
Nelle Lega si segnalano i commenti negativi che la bocciatura di Foa ha scatenato sul Giornale.it, in coda all’articolo sull’esito del voto della Vigilanza.
«Gli elettori di Forza Italia/lettori del Giornale se ne ricorderanno al momento di votare», si promette, «è la deriva di un partito che ormai ha perso il contatto con i propri lettori».
«Con la bocciatura del candidato Foa muore politicamente Forza Italia», si sostiene in un altro commento, «voglio sapere quale candidato hanno in mente questi signori».
«Credo che arrivare a bocciare un collaboratore del Giornale, persona stimatissima allievo di Montanelli per fare un favore al Pd rappresenti probabilmente il punto più basso della storia di Forza Italia», commenta un altro lettore.
«Complimenti a Forza Italia, arriverà al 2%, se andrà di lusso», prevede un altro. Presente anche qualche commento critico nei confronti della Lega e del suo leader.
«La prosopopea e l’inadeguatezza di Matteo Salvini per il ruolo che ricopre hanno penalizzato Marcello Foa che sarebbe potuto essere un buon presidente, visti i suoi trascorsi giornalistici». (agi)