ROMA – E’ vero. Ad attenderli a Roma non c’era il Papa, come avvenne per Sigerico la bellezza di 1024 anni fa. D’altronde, in quell’occasione, non poteva essere altrimenti: nessuno, tranne il pontefice, aveva facoltà di insignire del “santo pallio” il vescovo. Come oggi, del resto. Eppure l’accoglienza riservata a Lorenzo Del Boca e Angelo Moia, pellegrini straordinari sulla Via Francigena, arrivati – zaino in spalla, fiato corto, ma un’energia da restar stupefatti – non è stata priva di (meritati) onori. C’era – in rappresentanza del soglio pontificio – un alto prelato, il cardinale Javie Lozano Barragàn, presidente emerito del Consiglio della pastorale per gli operatori sanitari, a cui i pellegrini hanno consegnato lo stendardo del Venerdì Santo di Romagnano Sesia (la sacra rappresentazione che ha visto per 20 anni Moia nei panni di Gesù Cristo).
C’erano le troupe di Rai World, Tgr Rai e Giornalisti Italia; c’era Pino Nano, caporedattore centrale dell’Agenzia nazionale della Tgr Rai. C’era la nostra redazione, con il direttore Carlo Parisi.
Un pellegrinaggio, quello portato a termine dal tre volte presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti – oltre che della Federazione nazionale della stampa italiana – e dal suo compagno di cammino, Angelo Moia, dirigente d’industria in pensione, dopo 69 giorni, in questa seconda tappa, e 2100 chilometri divorati con l’energia di due ragazzini. E…finalmente a Roma.
“E’ stata una sfacchinata bellissima – ammette Lorenzo Del Boca – perché questo lungo cammino ci ha permesso di scoprire, anzi di riscoprire cose che la vita di tutti i giorni, la fretta, il multimediale, il virtuale ci hanno obbligato a dimenticare: non ci si accorge più della rugiada che si asciuga sotto i piedi, e chi ha più l’abitudine di guardare le nuvole in cielo per capire se arriverà maltempo?”.
Per non parlare dei cippi che i nostri pellegrini hanno trovato lungo la strada. “Ad ogni curva – racconta, e come sempre ci emoziona, il giornalista che si fa storico – c’è un morto e c’è una famiglia che l’ha voluto ricordare. Perché il cippo viene fatto per l’eternità, ma poi viene coperto dall’erba. E se non c’è un pellegrino – incalza Del Boca – che butta un occhio, questi cristiani sono destinati ad essere dimenticati. La loro memoria è perduta per sempre”.
Giorni, minuti, strade, città, paesi, volti. In una parola, vita: è ciò che Lorenzo e Angelo hanno riassaporato nel loro fraterno cammino, convinti che – oggi più che mai – “c’è la necessità di recuperare il tempo antico, con i suoi valori e la sua armonia”.
Certo, “non è mancato un pizzico d’avventura – ammettono i nostri – specie nella parte nord del cammino, un cammino bellissimo e tutto da scoprire”. E’ grazie a loro, a Del Boca e Moia, se anche noi, per un attimo, ci vediamo lungo la Francigena, “questo percorso importante – aggiungono da piazza San Pietro – che ha visto i pellegrini portare la civiltà del Nord Europa al Sud e viceversa”. La Francigena, insomma, val bene “tanta stanchezza, sì, ma lo rifaremmo…”.
Sono orgoglioso di essere compaesano di Lorenzo e di Angelo, hanno fatto una cosa straordinaria. Complimenti!!!