Ordine nazionale dei giornalisti al fianco dei colleghi del Gruppo Gedi in sciopero

Verna: “Un tavolo per salvare i quotidiani locali”

Carlo Verna (presidente Cnog) e Antonio Valentini (consigliere nazionale)

ROMA – Contro l’ipotesi di vendita delle Gazzette di Modena e Reggio Emilia, della Nuova Ferrara e del Tirreno di Livorno, che vede i giornalisti dei quotidiani locali del gruppo Gedi in sciopero, l’Ordine nazionale dei giornalisti, presieduto da Carlo Verna, sollecita l’apertura immediata di un tavolo che va promosso con determinazione dal Governo perché si tratta di una questione cruciale per l’informazione e la qualità della democrazia nel Paese.
A tal proposito, il consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti Antonio Valentini, che è stato firma e protagonista redazionale del Tirreno, nell’esprimere solidarietà ai colleghi, commenta la notizia secondo cui il principale gruppo editoriale italiano, Gedi, intende cedere il quotidiano toscano e quelli emiliani a una società costituita il primo settembre 2020: la Sae (Sapere aude editori) srl, con sede a Campiglia Marittima in via Trento 19.
«La logica del mercato – sottolinea Valentini – si basa sulla compravendita. Ma l’informazione non è un prodotto qualsiasi: è il sale della nostra democrazia, il caposaldo di ogni libertà. Per questo ogni transazione non è importante di per sé, ma per gli sviluppi che essa presuppone.
In primo luogo conta la conservazione dei posti di lavoro, poiché ciascuno dei 77 giornalisti e dei 40 poligrafici del Tirreno conserva un patrimonio unico di conoscenze, che affonda nella storia di un gran pezzo di Toscana: ogni posto di lavoro in meno è una quota importante di saperi che si disperde, è una perdita secca per la testata e per la sua ancor vasta comunità di lettori.
In secondo luogo contano le prospettive. La sfida sempre più stringente è quella della cross-medialità, soprattutto per una testata locale che deve vincere la concorrenza di bassa qualità dei social media e dei siti di pseudo informazione, che crescono come margherite in primavera. La qualità dell’informazione può essere garantita solo da aziende organizzate e dalle spalle larghe, capaci di sostenerne i costi di produzione.
In terzo luogo conta la libertà di informare. Un grande gruppo a vocazione internazionale come Gedi dà sicuramente più garanzie di un pool di imprenditori locali, per i quali il core-business è circoscritto nell’ambito di diffusione del giornale e investe i rapporti con le amministrazioni pubbliche del territorio. Anche per questo la vendita del Tirreno è un problema di tutti, non solo di chi ci lavora. Posti questi tre punti sorgono altrettante domande.
La prima: l’occupazione di giornalisti, poligrafici e fotografi sarà tutelata?
La seconda: quali sono, se ci sono, i programmi di sviluppo e investimento dell’acquirente in un momento tanto delicato per l’informazione globale?
La terza: l’indipendenza, l’autonomia e la libertà dei giornalisti sarà garantita come merita, ovvero trattata da ingrediente fondamentale della democrazia?
Domani il Tirreno non sarà in edicola e, nel caso in cui Gedi non accordi un incontro entro martedì, lo sciopero sarà prolungato per impedire l’uscita del giornale anche domenica 4 ottobre. Ai colleghi del Tirreno, nelle cui stanze ho trascorso la maggior parte della mia vita, un abbraccio affettuoso e un sincero in bocca al lupo». (giornalistitalia.it)

LEGGI ANCHE:
Gruppo Gedi in sciopero: quotidiani locali a rischio

I commenti sono chiusi.