ISTANBUL (Turchia) – A nulla è valsa la pronuncia della Corte costituzionale turca, che lo scorso 10 gennaio aveva ordinato il rilascio dell’economista e giornalista Mehmet Altan e del giornalista Sahin Alpay, definendo incostituzionali i motivi alla base della detenzione dei due. L’ordine di scarcerazione nei confronti di Mehmet Altan è stato respinto una seconda volta, nonostante la decisione della Corte costituzionale sia stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e niente, a questo punto, lascia pensare che la sorte di Alpay sarà diversa.
Va avanti il conflitto tra poteri in Turchia, dove secondo la costituzione le corti di grado inferiore sono obbligate a uniformare le propri decisioni alle pronunce della corte costituzionale, in particolare in seguito alla pubblicazione. Tuttavia la corte ha sostenuto il sostegno del governo, con il premier Binali Yildirim che si è schierato apertamente a favore delle resistenze delle corti, seppur palesemente incostituzionali.
La corte competente a giudicare i giornalisti e intellettuali, accusati di far parte dell’organizzazione golpista Feto, al cui vertice ci sarebbe Fetullah Gulen, miliardario residente negli Usa, aveva già respinto la decisione della corte costituzionale lo scorso 11 gennaio. In seguito alla sentenza della più alta corte turca, che annoverava tra i motivi della propria pronuncia “la libertà di espressione” e “libertà personale”, aveva parlato l’avvocato di Alpay, Veysel Ok, esprimendo l’augurio (rivelatosi vano) che la decisione di costituisse un bivio fondamentale per la sorte dei processi che riguardano i giornalisti in Turchia. I due giornalisti sono stati arrestati il 10 settembre 2016 insieme al fratello di Mehmet Altan, il giornalista Ahmet e alla collega e noto volto televisivo Nazli Ilcak. (agi)