FIRENZE – Nuova accusa per il senatore di Forza Italia Denis Verdini, chiamato a rispondere di bancarotta fraudolenta per il fallimento, nel febbraio 2014, della Società Toscana Edizioni (Ste), che pubblicava il Giornale della Toscana, venduto in allegato a “Il Giornale”. Insieme a Verdini, ritenuto “dominus” della società, è indagato il coordinatore toscano di Fi, Massimo Parisi.
Secondo la guardia di finanza e la procura di Firenze, nel 2005 i due esponenti politici si sono appropriati ciascuno di 1,3 milioni di euro della Ste – che «si trovava in uno stato di grave difficoltà economica» – vendendole quote di un’altra società, la Nuova Toscana Editrice, di cui detenevano il 40% e che aveva un capitale sociale di 62 mila euro.
Gli altri indagati sono gli ex vertici della Ste, Girolamo Strozzi Majorca Renzi, Enrico Luca Biagiotti e Pierluigi Picerno. L’inchiesta sulla Ste, per la quale sono stati notificati gli avvisi di chiusura indagine, è collegata ad altri procedimenti in cui è coinvolto Verdini, come quello sul fallimento del Credito Cooperativo Fiorentino, sempre per bancarotta, e sulla P3. In un filone del primo, che coinvolge pure Parisi, viene ipotizzata anche la truffa ai danni dello Stato per 20 milioni di contributi per l’editoria destinati pure a “Il Giornale della Toscana”.
A collegare la vicenda Ste alla P3, invece, sono la compagna e un collaboratore di Flavio Carboni, Antonella Pau e Giuseppe Tomassetti (non indagati), che nel 2009 versarono alla Ste un acconto da 800 mila euro per le quote della Nuova Toscana Editrice che in origine erano di Verdini e Parisi. «Tale operazione», scrive il pm Luca Turco, era «priva di valida ragione economica, essendo la stessa stata effettuata soltanto al fine di rendere definitiva l’attribuzione della somma di 2,6 milioni di euro a Verdini e Parisi».
Così come nella vicenda della banca Credito Cooperativo Fiorentino, di cui Verdini è stato presidente fino al 2010, gli investigatori accusano il senatore azzurro di aver gestito la Ste avendo come obiettivo il proprio interesse a scapito di quello della società.
Secondo la procura di Firenze, anche se la Ste «si trovava in uno stato di grave difficoltà economica fin dalla sua costituzione», gli indagati non ne chiesero il fallimento nemmeno nel 2009, «quando il bilancio mostrava già una consistente perdita», pari a oltre un milione di euro. Questo ha portato all’erosione del capitale: all’epoca la società aveva anche «una consistente esposizione debitoria verso il Credito Cooperativo Fiorentino». Una ricostruzione della vicenda editoriale della Ste che il legale di Verdini, Marco Rocchi, definisce «farraginosa».
«Si dimentica che la società editoriale ha avuto più di un decennio di vita reso possibile proprio da cospicui versamenti per la ricapitalizzazione dei soci e in particolare proprio dal senatore Verdini. Il processo – afferma – dimostrerà questo e non la appropriazione indebita di alcunchè». (Ansa)
Avrebbe distratto 1,3 milioni di euro portando al fallimento la Società Toscana Edizioni