Il direttore de “la Repubblica” è ottimista: “Cambieranno punti e modi di distribuzione”

Verdelli: “I giornali di carta avranno vita lunga”

Carlo Verdelli

MILANO – I giornali di carta “cambieranno”, ma non scompariranno come aveva pronosticato nel 2004 Philip Meyer nel suo libro “The vanishing newspaper”, secondo cui nel 2043 il New York Times venderà la sua ultima copia cartacea. Ne è convinto Carlo Verdelli, direttore del quotidiano la Repubblica, che ha discusso del futuro del giornalismo con Massimo Giannini, editorialista del quotidiano e direttore di Radio Capital, nel corso di “onLife”, l’evento promosso a Milano dal giornale.
“I giornali – sostiene Verdelli – cambieranno, cambieranno magari i punti e i modi in cui verranno distribuiti, ma l’informazione di qualità, proprio all’interno di una civiltà caotica dal punto di vista informativo come quella digitale, e i giornali avranno secondo me una vita molto più lunga di quella prevista da Meyer del 2043”.
“Il problema centrale nell’informazione – a giudizio di Verdelli – è che non si può fare a meno di tenere conto che siamo entrati in un’altra civiltà, digitale, che viene vissuta come nemica dei giornali, che faranno la fine dei dinosauri. Ecco io non penso che sarà esattamente così. Sono cambiate le persone e i linguaggi, il tentativo che stiamo facendo a Repubblica è quello di trovare un linguaggio che sia più adatto ai tempi che stiamo vivendo.
La Repubblica è stata fondata 43 anni fa da Eugenio Scalfari che l’ha piantata in un campo molto preciso, quello dei valori democratici e lì resta, il destino di questo giornale è crescere e lavorare in quel campo”.
Cambia, però, secondo Verdelli “il modo di comunicare con i lettori perché sono cambiati ed è cambiato il modo in cui spendono il loro tempo. Bisogna, quindi, sfruttare l’idea che un giornale è di carta ma è anche tutte le sue declinazioni del digitale, a partire dal sito”.
Tra giornale di carta e le sue declinazioni digitali – conclude Verdelli – “c’è una circolarità, non esiste un sistema a compartimenti stagni ma c’è un sistema. Uno dei modi per fare fronte al cambiamento in corso è quello di fare sistema e squadra, l’altro è entusiasmarsi della possibilità che questi tempi diversi ci offrono di sperimentare linguaggi nuovi”. (ansa)

 

 

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