ROMA – La guerra ucraina è stata la spinta per l’Unione Europea verso la creazione di un piano d’azione mirato contro i media russi. Si chiama “East Stratcom Team” il progetto firmato UE contro la propaganda russa.
A proposito di giornalismo e libertà d’espressione, il governo di Kiev, appoggiato dall’Ue, ha stilato una lista di giornalisti italiani non graditi in Ucraina, tra cui il reporter Eliseo Bertolasi e anche il noto vignettista Vauro Senesi, giornalista professionista iscritto all’Ordine del Lazio dal 22 giugno 1987. Sputnik Italia ha raggiunto per una testimonianza diretta Vauro, che ha gentilmente rilasciato un’intervista sull’accaduto.
— Vauro, sei nella lista nera di Kiev, insieme ad altri italiani, per il fatto di essere stato nel Donbass a documentare la guerra. Raccontaci le tue emozioni.
“Per prima cosa dovrò rivisitare la cartina geografica, perché è il secondo Paese dove non posso più rimettere piede per via della mia attività giornalistica. Il primo è Israele, evidentemente perché gli articoli e i servizi che facevo dalla Palestina non erano di gradimento del governo israeliano.
Poroshenko è arrivato secondo. Mi è stato comunicato dal Ministero degli Esteri che avevano ricevuto una lista nella quale ci sono anche io. Il governo ucraino imputava a me e ad altri giornalisti due cose: aver passato clandestinamente il confine con l’Ucraina, accusa ridicola visto che la parte di confine con la Russia non è sotto il loro controllo. La seconda causa addirittura è di avere fatto attività di fiancheggiamento al terrorismo antiucraino.
Se raccontare quello che vedi, cioè quello che credo sia il dovere deontologico di qualsiasi giornalista, è fare attività antiucraine, bene, io confesso di averlo fatto”.
— Quindi chi cerca di documentare una guerra può essere penalizzato e intanto in Europa c’è il silenzio.
“Intanto l’Ucraina per fortuna non fa ancora parte dell’Unione Europea. Dico per fortuna, perché inserire nell’Europa un Paese governato da un governo con chiare connotazioni autoritarie neofasciste, non credo sia un passo positivo.
L’Europa sta giocando in questa situazione un ruolo che dire ambiguo è dire poco: cioè il ruolo del silenzio. Per lo meno in Italia, ed è stato uno dei motivi che mi ha portato ad andare nel Donbass, per altro dopo essere stato dalla parte ucraina a Sloviansk passando da Kiev. Ho cercato di raccontare ambedue i fronti. In Italia e in Europa da quanto mi risulta c’è un’omertà, un silenzio mafioso su quello che sta accadendo in quelle terre. L’Europa subendo in pieno, come al solito, la pressione americana, si ritrova l’imbarazzante alleato Poroshenko e tutta la sua giunta. In sfera militare il Paese ha connotazioni fasciste e naziste, il battaglione Azov ne è un esempio. Finanziato da Kolomoiskij che è o, comunque, è stato il presidente delle comunità ebraiche europee ed ha cittadinanza israeliana. Pare strano che Israele, teoricamente il luogo della memoria della Shoa, mantenga la cittadinanza al signor Kolomoiskij, che finanzia battaglioni che sull’uniforme sfoggiano elementi nazisti”.
— Che ne pensi dell’attacco ai giornalisti e alla libertà d’espressione? Per esempio in Estonia, che fa parte dell’Europa, è avvenuto l’arresto immotivato di Giulietto Chiesa. Com’è stato possibile?
“L’arresto di Giulietto Chiesa è stato un atto gravissimo, anche perché oltre ad essere giornalista, è cittadino europeo ed è stato deputato europeo. In questi Paesi ci sono dei revanscismi fascisti, che l’Europa tollera e finge di non vedere”.
— Parliamo del piano d’azione dell’UE “East Stratcom Team” che ha come scopo quello di combattere la “disinformazione russa”. Che ne pensi di questo piano che parte a settembre?
“È ridicolo, perché ho parlato fino adesso dell’omissione di informazione sulle vicende ucraine e non soltanto, anche quelle baltiche che c’è in Europa e in Italia in particolare. Se ci deve essere un piano dovrebbe essere un piano perché finalmente ci sia un’informazione, non certo per contrastare la cosiddetta «disinformazione» russa”.
Quando un ente statuale o interstatuale come l’Unione Europea decide di intervenire così pesantemente nel campo dell’informazione, che dovrebbe essere libera e autonoma, significa che il contagio dell’autoritarismo ha colpito anche i vertici europei”.
— Forse l’Europa ha capito che nel campo dell’informazione, soprattutto sulla crisi ucraina, sta perdendo contro la Russia e si sta attrezzando?
“Sì, forse. Non capisco come faranno, pagheranno dei giornalisti? Non saranno più giornalisti, ma dei portavoce, che è molto diverso”.
— Uno degli obiettivi del piano europeo è dare un’informazione alternativa. In Italia però l’informazione che arriva sulla questione ucraina è unilaterale. Arriverà mai in Italia un’informazione alternativa?
“Io spero. Vedo qualche timidissimo segnale di incrinatura di questo silenzio veramente pesante su una situazione che tra l’altro è nel cuore dell’Europa. Ho i miei forti dubbi che dalla Mogherini in là possa partire una campagna di contrasto alla falsa informazione. Non vedo dove sia questa falsa informazione!
È piuttosto incredibile che si dia fiato alle trombe per queste iniziative, e non sia stata spesa una parola sul fatto che un governo extraeuropeo detta il veto a dei giornalisti italiani in questo caso. Non ho sentito una parola da parte della Mogherini, né una parola da parte dell’Ordine dei giornalisti. Probabilmente arriveremo al punto che in luoghi di crisi potranno andare soltanto giornalisti graditi ai governi responsabili di quelle crisi.
Il governo italiano ci ha solo avvisato di non andare a Kiev. Però mi sembra poco. Sarebbe strano se il governo non facesse altri passi, perché vorrebbe dire che il governo italiano obbedisce ad un governo extraeuropeo e fascista come quello ucraino”. (Sputnik Italia)