ROMA – L’informazione televisiva negli Stati Uniti, al netto dell’evoluzione tecnologica e di quella dei costumi, è stata per decenni uno di capisaldi della democrazia, dando della realtà una descrizione degli eventi che, filtrata attraverso la sensibilità e le linee editoriali delle reti, ha contribuito a formare il pensiero politico e, quindi, il Potere.
Ma i tempi dell’informazione sono velocissimi sia per come essa viene proposta, sia per quello che concerne l’adattarsi ai nuovi scenari dell’evoluzione tecnologia, una sfida costante che attraversa tutti i settori della televisione.
Quando si parla di informazione televisiva negli Stati Uniti (lasciando fuori dal ragionamento i canali all news, con la Cnn in testa) il discorso si riassume in tre sigle, ABC, CBS e NBC, che per cinquant’anni e più hanno parlato agli americani, attraverso i telegiornali, con la lingua che i destinatari del messaggio chiedevano, non in senso di campo politico, ma del modo in cui un evento veniva raccontato o proposto.
Ma il mondo corre, forse più velocemente della percezione della distratta gente comune, cosa che chi guida e governa l’informazione – specialmente in America – non può consentirsi.
Come conferma il fatto che le tre corazzate dell’informazione televisiva americana hanno ampliato i tanti campi della loro concorrenza all’utilizzo della streaming. L’ultimo, in ordine di tempo, è il “CBS News Prime Time”, condotto da John Dickerson, che ha completato l’offerta delle tre reti a settembre nel segmento dello streaming, con notiziari unici di notte, un mezzo per raggiungere i giovani che non guardano la televisione all’ora di cena.
La Cbs è arrivata con oltre un anno di ritardo rispetto alla NBC, con “Top Story”, con Tom Llamas, e quasi tre rispetto alla ABC, che ha affidato a Linsey Davis la conduzione del suo “Live Prime”.
Informazione totalmente gratuita, con notiziari in streaming della durata di un’ora che si ripetono, da partire dalle 19 (orario della costa Est). Potrà anche essere un nuovo modo di veicolare l’informazione, ma i nuovi telegiornali in streaming non mancano di ambizioni, personali e della rete.
Basta per tutti come Tom Llamas ha definito il suo impegno: «Vogliamo essere il miglior telegiornale, punto. Non voglio essere solo il migliore in streaming».
Come e in che misura la nuova proposta giornalistica sia stata accolta dai fruitori dell’informazione televisiva è difficile da definire, se non basandosi sui giudizi che i nuovi tg raccolgono, ma che non possono esser quantificati, mancando per lo streaming un efficace strumento di misurazione delle dimensioni della platea del pubblico, come è, per le trasmissioni televisive tradizionali, la società Nielsen.
Tutte le redi dicono che i tg in streaming stanno prendendo piede, ma non si sbottonano più di tanto sulle loro rilevazioni e, men che meno, intendono condividerle con i concorrenti. Una cosa che potrebbe anche essere un segno che quei livelli sono bassi.
Comunque, sebbene non ci siano numeri specifici per “Top Story”, la NBC afferma che il suo servizio di streaming ottiene una media di 100 milioni di visualizzazioni ogni mese. La pandemia ha portato più spettatori e le persone continuano a disdire gli abbonamenti della televisione via cavo. (giornalistitalia.it)
Diego Minuti