WASHINGTON (Usa) – Il boia dell’Isis, Jihadi John, potrebbe essere stato colpito a morte da un drone americano in un raid avvenuto nella città siriana di Raqqa. È quanto sostengono alti funzionari Usa citati dal Washington Post e dalla Cnn, i primi a dare la notizia, precisando che sono in corso verifiche per accertarne la sorte. Fonti militari di alto livello hanno detto alla Bbc che c’é un “elevato grado di certezza” che sia morto.
“Stiamo valutando i risultati dell’operazione di questa notte e daremo informazioni più precise non appena potremo”, ha detto il portavoce del Pentagono, Peter Cook. Un alto funzionario ha aggiunto che il drone avrebbe colpito un’auto sulla quale viaggiavano il boia e altri membri del gruppo di assassini che si fa chiamare i “Beatles” per via dell’origine britannica, ma non ha voluto fornire altri dettagli.
La notizia dell’uccisione di Jihadi John, responsabile delle esecuzioni di diversi ostaggi, “non può essere assolutamente confermata ufficialmente perchè non ci sono nè truppe nè personale di intelligence a Raqqa, in Siria, dove è stato effettuato il raid”, precisa la Cnn.
CHI È JIHADI JOHN
In realtà si chiama Mohamed Emwazi, è nato in Kuwait nel 1988 ma si è trasferito con la famiglia a Londra all’età di 6 anni dove cresce con un fratello e due sorelle e si laurea in informatica. È diventato uno degli uomini più ricercati al mondo dopo il video della decapitazione del giornalista americano, James Foley, nell’agosto dello scorso anno. Poi ci fu quello del reporter Usa, Steven Sotloff, dell’operatore americano Abdul-Rahman Kassig, dei britannici David Haines e Alan Henning e del giornalista giapponese Kenji Goto.
Nei video dove annunciava le macabre esecuzioni degli ostaggi stranieri è sempre comparso con il volto coperto da un passamontagna, completamente vestito di nero e con un coltello in mano.
Un anno dopo l’esecuzione di James Foley, il boia viene identificato; mesi dopo i giornali britannici pubblicano una foto con il suo vero volto. E i dettagli sul suo passato. Oggi forse l’epilogo. (Ansa)