Rilanciare la certosina ricerca dei cronisti aI copia e incolla che uccide il giornalismo

Usa 2016, il mercoledì nero dell’informazione

Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti d’America

Donald Trump nuovo presidente degli Stati Uniti d’America

ROMA – Il mercoledì nero dell’informazione mondiale. Tonfo dei mainstream assurti a cantori di fortuna e sventura, invece che mezzi di informazione e di democrazia. Un harakiri dell’informazione, della televisione, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Le più grandi testate giornalistiche del mondo si risvegliano il giorno dopo le elezioni. Forse erano troppo coinvolti. Secondo il Centre for Responsive Politics, i media hanno incassato tantissimo per la propaganda 125,1 milioni di dollari dalla Clinton, 30,4 milioni di Trump.
Basandosi sulle previsioni di sondaggisti, think tank e intellettuali strapagati, le reti televisive hanno coperto queste elezioni quasi da tifosi e a senso unico. Ha vinto invece la classe media delle aeree rurali, i disoccupati delle industrie manifatturiere di Detroit, lavoratori mal pagati che hanno sofferto la globalizzazione. Elettori, cittadini che evidentemente non interessano più all’informazione e quindi messi da parte, come esclusi dalla democrazia dell’informazione.
Il blog Upshot seguitissimo sul New York Times, ieri aveva garantito la vittoria di Hillary Clinton con una certezza dell’85 per cento. Stamattina, invece, la stampa internazionale reagisce attonita, come se avesse perso una sua personale partita. E allora il codice deontologico, l’equità, il cittadino, la realtà e l’informazione come missione, le redazioni dove le hanno accantonate in tutti questi mesi.
“Incredibile ribaltamento” (“stunning”, “shocking”, “upset”) titola la stampa statunitense online, cui si aggiunge il sobrio commento, quasi un silenzio del Wall Street Journal, l’alfiere del globalismo. Gli statunitensi hanno votato democraticamente, ma i più celebri quotidiani del mondo, il Washington Post e il New York Times, hanno fatto endorsement per uno dei due candidati, adesso titolano “una tragedia”.

Francesco Votano

Francesco Votano, Giunta Unci

La tedesca Frankfuerter Allegmeine Zeitung scrive “é successo l’impensabile”. E gli altri quotidiani: “Incertezza” il britannico Guardian, “un terremoto per il mondo”, il francese Le Monde, “Il mondo è stordito”, l’Indipendent. “Elezione foriera della crisi della democrazia occidentale”, per il Financial Times, che annuncia profeticamente “un momento di grande rischio”. Il Daily News pubblica la foto della Casa Bianca, avvolta da una cupa nottata, e la scritta sopra la bandiera americana, “House of Horrors”.
“Doparsi con i sondaggi non produce l’effetto desiderato. Il voto è atto privato e tanti sono gli atti privati inconfessabili”, spiega Saviano e apre un altro capitolo amaro della comunicazione di questi decenni: spettacolo, show, ballerine e nani. Ma soprattutto l’informazione dopata é un pericolo per la democrazia.
Questa campagna elettorale ha messo a nudo codici etici, deontologia, informazione. “Questo voto esprime la volontà di cambiamento e rifiuto del pensiero unico che impedisce ogni dibattito sui pericoli che minacciano le nostre nazioni”, sottolinea invece l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. In effetti i candidati sono stati venerati o tartassati senza pietà, senza senso Critico, senza Verifica delle Notizie e senza senso del Reale.
Arriveranno i mea culpa. Dolorosi e profondissimi per un giornalismo che come ha verificato uno studio dell’Oxford University, nelle redazioni, si nutre sempre più spesso di “flussi” e “contestualizzazioni”, che confondono la Realtà con il Pensiero Unico. Durissimo il critico dell’Irish Times, Fintan O’Toole che cita Goya “il sonno della ragione genera mostri”. Stamattina è stata rimossa la nota del direttore dell’Huffington Post, con la quale per mesi ha corredato gli articoli definendo il candidato repubblicano “razzista” e “xenofobo”.
Fa pensare. Henry Saint-John Bolingbroke diede vita alla stampa quotidiana come critica al potere. Le regole sono le stesse, Ricerca e Comparazione delle Fonti, Verifica delle Notizie, con l’unico dovere di servire il cittadino.
E poi l’Agenda. I media che si fanno dettare l’Agenda da altri Media, quotidiani, siti, mainstream, che credono di seguire il flusso, in effetti sono solo dopati e senza una identità, seguono solo il flauto di Hamelin.
L’idea, che la Globalizzazione con i device (“tutti possono farsi il loro telegiornale”), ha dato a tutti di poter fare i giornalisti, non solo è errata, ma va contro la democrazia e gli stessi giornalisti.
Bisogna ripartire da Bolingbroke e rivendicare nelle redazioni autonomia di giudizio e fedeltà ai Fatti, bisogna rilanciare la certosina ricerca dei cronisti, al “copia e incolla” che uccide il mestiere a favore di Pensieri più o meno Unici, di carriere e gruppi di pressione. (giornalistitalia.it)

Francesco Votano

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