NAPOLI – La morte per soffocamento della piccola Antonella a Palermo, causata da una sfida sui social, è una tragedia, non c’è altro da aggiungere. Si poteva evitare? Certo, se ci fosse un’adeguata preparazione degli utenti, di qualsiasi età, all’uso degli smartphone, dei tab e dei pc per contribuire a un’opportunità di crescita e di confronto non di distruzione e dolore.
I social non possono trasformarsi in uno strumento di morte, occorre raccogliere immediatamente l’appello del Garante per l’infanzia e l’adolescenza che invita ad una maggiore sorveglianza sui minori e nel contempo ad un’implementazione dell’educazione digitale.
Non è possibile delegare a internet e, ai suoi ingranaggi infernali, la funzione di educatore e intrattenitore dei giovanissimi, non sì può restare all’oscuro di ciò che accade ai ragazzi mentre navigano in rete.
Il Comitato Regionale per le Comunicazioni della Campania già da anni promuove seminari attraverso il progetto @scuolasenzabulli in collaborazione con la Polizia Postale, l’Agcom e gli esperti del settore per segnalare i pericoli conseguenti all’utilizzo incontrollato dei social, coinvolgendo il mondo della scuola.
Occorre, dunque, intensificare quest’attività alla luce dei numerosi drammatici episodi legati alla “rete”, ai fenomeni di bullismo e cyberbullismo e alla necessità di offrire ai genitori e al personale docente gli strumenti giusti per prevenire tragedie e aiutare i ragazzi a venir fuori da situazioni spiacevoli. Si rende necessaria una campagna di informazione per genitori e figli sui rischi del web. (giornalistitalia.it)
Mimmo Falco