ROMA – «Ci attiveremo in ogni sede competente a tutela della reputazione dei giornalisti del Servizio Pubblico». Lo afferma Unirai, il dipartimento dei Liberi Giornalisti Rai del sindacato unitario Figec Cisal, ribadendo «la necessità di una riforma della Rai che metta l’Azienda al riparo dalle tentazioni di tutti i partiti».
Allo stesso tempo, Unirai denuncia «la grave mistificazione in atto da parte di soggetti politici e gruppi editoriali concorrenti, spalleggiati da gruppi interni all’azienda, che anziché tutelare libertà e qualità del lavoro giornalistico in Rai, rilanciano il report del “Centro per il pluralismo e la libertà dei media”, realizzato da quattro docenti italiani fra i quali un aspirante consigliere d’amministrazione Rai, contemporaneamente candidato al Cda e ricorrente contro l’attuale assetto normativo della governance del servizio pubblico».
«Un rapporto sulla libertà di stampa – sottolinea Unirai – che descrive una Rai di “regime” senza alcun fondamento empirico, sulla base esclusivamente di opinioni di chi critica l’attuale governance mentre si candida a farne parte. Si tratta di una strumentale operazione di discredito della professionalità e della deontologia di migliaia di giornalisti e operatori della comunicazione che respingono questo fango».
Giornalisti Italia ricorda che già nel maggio scorso si era avevano gridato “al regime” davanti alla classifica di Reporter Senza Frontiere che, nel 2024, colloca l’Italia al 46° posto nella classifica mondiale con la perdita di 5 posizioni rispetto all’anno precedente. Esattamente nella stessa posizione del 2018. Eppure nel 2009, con il Governo Berlusconi, l’Italia occupava il 49° posto e dal 2012 al 2016, con i governi Monti, Letta, Renzi era scivolata al 77° posto, fanalino di coda in Europa e nel mondo dopo Tanzania, Surinam, Samoa e Guyana, Nicaragua, Tonga, Burkina Faso, Botswana… (giornalistitalia.it)