PALERMO – Il Gruppo siciliano dell’Unci esprime vicinanza alla cronista di giudiziaria Sandra Figliuolo, dopo che lo scorso 21 maggio il Giornale di Sicilia ha deciso di troncare una collaborazione lunga 17 anni.
«L’interruzione del rapporto di lavoro della collega – denuncia l’Unci Sicilia – è stato deciso dal quotidiano palermitano con una motivazione che non trova riscontro in nessuna norma: ovvero la contemporanea collaborazione con un altro organo di informazione. La collega, infatti, non è stata mai assunta, quindi non ha obbligo di esclusiva, tra l’altro stabilito da apposita clausola contrattuale, e fino allo scorso 21 maggio ha collaborato percependo una cifra irrisoria ad articolo – corrisposta per giunta con mesi di ritardo –, pur occupandosi da molti anni di un settore delicato come la cronaca giudiziaria».
Il gruppo siciliano dell’Unci spiega che «per portare a casa uno stipendio dignitoso, Figliuolo lo scorso marzo ha deciso di prestare la sua esperienza professionale anche per una testata online palermitana. Prima di avviare la nuova collaborazione giornalistica, ha così informato il direttore ed il capocronista del Giornale di Sicilia. Dopo oltre due mesi, la direzione del giornale ha comunicato verbalmente alla collega l’interruzione della prestazione professionale. In questo mese la cronista ha dapprima informato il Comitato di redazione del giornale e poi si è rivolta all’Associazione della Stampa di Palermo, che si è resa subito disponibile a fornire assistenza legale in aggiunta all’avvocato di fiducia già incaricato dalla cronista».
Nel ribadire «pieno sostegno a Sandra Figliuolo», il Gruppo siciliano dell’Unci – che ha sempre tenuto accesi i riflettori sul drammatico tema dei cronisti sfruttati e sottopagati – ha ritenuto di «dover rendere pubblica questa vicenda perché emblematica di una condizione di precarietà ormai fuori controllo nella professione, che dovrebbe essere affrontata con maggiore impegno da tutta la categoria». (giornalistitalia.it)
“La vicenda della cronista di giudiziaria, caso emblematico del precariato nell’isola”