ROMA – La netta sconfitta di Matteo Renzi al referendum, che ha visto gli italiani bocciare la riforma costituzionale del Governo con una percentuale che viaggia intorno al 60%, ha costretto il presidente del Consiglio a gettare la spugna. Oggi prima riunirà il Consiglio dei Ministri, poi salirà al Colle per rassegnare le dimissioni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un voto netto, quello espresso dal popolo italiano che in massa si è recato alle urne – ha votato quasi il 69% – per esprimere il proprio dissenso non solo nei confronti di una riforma che intendeva stravolgere la Costituzione restringendo gli spazi della democrazia, ma per protestare con forza contro le tante, troppe emergenze che attanagliano il nostro Paese e un Governo spesso tenuto in piedi grazie all’abuso del voto di fiducia.
“Viva l’Italia che sceglie e partecipa. Il No ha vinto in modo straordinariamente netto”, ha detto Renzi, a mezzanotte, ammettendo la sconfitta e assumendosi tutte le responsabilità. “Ho perso io, non voi” ha, infatti, detto rivolgendosi al fronte del Sì. “Non sono riuscito a portare il Sì alla vittoria, la poltrona che salta è la mia. L’esperienza di questo governo finisce qui. Domani (oggi, ndr) pomeriggio riunirò i ministri, poi salirò dal presidente della Repubblica e rimetterò il mandato”. Rivolgendosi al fronte del No, Renzi ha detto: “Ci aspettiamo proposte serie e credibili. A loro oneri e onori”.
Oggi, dunque, Mattarella riceverà Renzi al Quirinale per valutare con lui i passi da compiere dopo il referendum e dopo il suo annuncio di volersi dimettere da presidente del Consiglio. Se Renzi dovesse accettare l’invito del Presidente della Repubblica a revocare la sua decisione per verificare l’esistenza di una maggioranza, almeno per completare l’iter della legge di bilancio e riformare la legge elettorale, sarà rinviato alle Camere per chiedere una nuova fiducia.
Se Renzi confermerà, invece, le sue dimissioni irrevocabili, chiaramente espresse stanotte, Mattarella non potrà che prenderne atto aprendo ufficialmente la crisi di governo.
Con il naturale seguito di consultazioni, spiega l’Agi, a cominciare dall’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dai presidenti delle Camere Pietro Grasso e Laura Boldrini, fino ai gruppi parlamentari e ai partiti. Il Capo dello Stato, attraverso tali consultazioni dovrebbe verificare se esiste una maggioranza. E in questo caso in particolare, avendo il Pd la maggioranza alla Camera, dovrà verificare se i dem di Renzi, che martedì riunirà la sua direzione, intendano sostenere un governo guidato da una personalità ovviamente non invisa ai dem. Se così sarà, come lo stesso Renzi ha fatto capire, Mattarella potrà affidare l’incarico di formare il nuovo governo. In base al programma si capirà se tale governo avrà come compito solo la conclusione della legge di Bilancio e la riforma della Legge elettorale per portare a un voto anticipato nel 2017, o se invece avrà anche altri compiti e giungerà alla fine della legislatura nel 2018. Ovviamente, ma pochi credono in questo scenario, se una maggioranza non si trovasse sarebbe ineluttabile lo scioglimento delle Camere per giungere al voto anticipato. Finora il Capo dello Stato ha confermato i suoi impegni nei prossimi giorni, spera ancora fino all’ultimo di non doverli annullare. Ma ovviamente, se come appare ormai inevitabile, si aprirà la crisi di governo, anche tali impegni potrebbero saltare, data la volontà’ del presidente di ridurre al minimo i tempi di instabilità per il nostro Paese.
Il governo Renzi è in carica da 1.017 giorni. Le ultime elezioni politiche si sono svolte a fine febbraio del 2013. Il governo Renzi è il secondo esecutivo della XVII legislatura, che ha avuto inizio il 15 marzo del 2013. Renzi succede a Enrico Letta. L’incarico ufficiale di formare un governo è stato conferito a Matteo Renzi dall’allora presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 17 febbraio del 2014. La riserva – ovvero la decisione di formare un governo – è stata sciolta positivamente il 21 febbraio, mentre il giorno successivo, 22 febbraio, si è svolto al Quirinale il giuramento dei ministri. L’esecutivo ha ottenuto la fiducia del Senato nella notte tra il 24 e 25 febbraio del 2014, mentre alla Camera la fiducia è stata espressa il 25. Il governo Renzi è il quarto esecutivo più longevo della storia della Repubblica italiana, dopo due diversi governi Berlusconi, che hanno superato i mille giorni. (giornalistitalia.it)
I giovani e il Sud trascinano al successo contro la riforma costituzionale del Governo