PALERMO – Una brutta giornata, quella di oggi, per l’avv. Vito Branca. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, lo ha sostituito alla presidenza del Collegio Sindacale dell’Inpgi. l’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani e la Ragioneria generale della Regione Siciliana gli chiede di restituire due anni di stipendio.
Come già riferito da Giornalisti Italia, al suo posto all’Inpgi il Ministero del Lavoro ha designato Paolo Reboani che gli aveva passato il testimone tre anni fa. Sempre oggi, come riferisce il collega Claudio Reale sul quotidiano la Repubblica, «il potentissimo avvocato catanese, scelto da Nello Musumeci per la guida di Riscossione Sicilia, finisce nel mirino degli uffici della Regione per una norma che lo obbligherebbe a rinunciare al compenso a partire dal momento in cui ha compiuto 70 anni: un particolare non da poco, visto che due settimane fa il professionista ha spento 72 candeline. Così, appunto all’inizio del mese, gli uffici del dipartimento Bilancio, guidato da Ignazio Tozzo, hanno inviato una nota alla società che si occupa di riscuotere le cartelle esattoriali dei siciliani, chiedendo la sospensione del compenso e la restituzione degli arretrati: la nota, però, ha provocato lo scompiglio in Riscossione, con Branca che ha fatto sapere ai suoi fedelissimi di non ritenere la norma applicabile al suo caso».
«Non è la prima volta – ricorda la Repubblica – che Branca finisce sotto i riflettori. Legato a Musumeci, ma anche alla sinistra (in passato è stato tesoriere dei Ds quando il segretario regionale era Claudio Fava), il professionista catanese era presidente di Sicula Trasporti, la società che gestisce la discarica di Lentini, e dopo che il suo nome è finito negli atti dell’indagine su Antonello Leonardi sia il Movimento 5 Stelle che il renziano Nicola D’Agostino ne hanno chiesto le dimissioni dal vertice della società. Dimissioni che non sono arrivate: Branca, anzi, è stato blindato da Musumeci, che pochi giorni dopo l’arresto di Leonardi ha pubblicamente elogiato l’operato del professionista. Adesso, però, è la stessa Regione a chiedergli il conto. E lo scontro è cominciato». (giornalistitalia.it)
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