NOVARA – Un secolo di storia raccontata dal giornalista Paolo Mieli. Con la passione dello studioso e l’efficacia dell’uomo di comunicazione. I 100 anni sono quelli che cominciano con la rivoluzione russa di Lenin (ottobre 1917) per finire ai giorni nostri e il palcoscenico è quello del Teatro Coccia di Novara. Più che una conferenza, uno spettacolo.
All’inizio, la proiezione di alcuni spezzoni del film del regista Genius Eisenstein, dedicato alla rivoluzione bolscevica e, successivamente, il quadro “Funerali di Togliatti” del pittore Renato Guttuso a occupare la scena. Quelle immagini rappresentano l’occasione per un tuffo nel passato.
Come in un caleodiscopio, emergono le figure di Stalin, della comunista spagnola Doloroes Ibarruri e del comandante dei Vietcong Ho Chi Min. Attraverso il gioco “chi c’è e chi non c’è”, Mieli si muove sui binari della storia.
Inquadrando gli eventi che sfociarono nella Rivoluzione d’Ottobre, il giornalista vuole distinguere la teoria della sua realizzazione.
“C’è un comunismo delle intenzioni – giudica – quello della lotta per il bene contro il male, per i poveri contro i ricchi, per gli operai contro i capitalisti. Ma poi c’è il comunismo che si è realizzato concretamente, che è un’altra cosa, con morti, campi di concentramento e la libertà strangolata”.
E, secondo Mieli, non è nemmeno vero che il comunismo non c’è più. “Non finisce con il crollo del muro di Berlino. Un miliardo e mezzo di persone, ancora oggi, vive in regimi comunisti”. Aggiungendo particolare inediti e accattivanti, la lezione di storia stuzzica la curiosità dei presenti.
Paolo Mieli è diventato uno dei più apprezzati divulgatori di storia. Giornalista, direttore de La Stampa e del Corriere della Sera, era stato allievo del professor Renzo De Felice. Ha presieduto l’editrice Rcs per la quale ha pubblicato una quantità di libri l’ultimo dei quali: “Il caos italiano: alle radici del nostro dissesto”.
Nella carrellata lungo un secolo, emergono le figure di Trotzky, Krusciov, Mao, Fidel Castro, Che Guevara, Solgenitsin, Dubcek.
Ad ognuno di questi personaggi Mieli dedica un ritratto che s’intreccia con i grandi fatti del Novecento, incontrando la guerra civile spagnola, il secondo conflitto mondiale e la lotta di liberazione.
E, ancora: la destalinizzazione, i gulag e il dissenso sovietico, la rivoluzione cinese, quella cubana, la rivolta d’Ungheria e la primavera di Praga. Infine: la guerra di Corea e quella del Vietnam.
Per concludere con Gorbaciov. “Arriva abbastanza tardi. Forse, se avesse cominciato prima, la storia avrebbe preso un’altra piega”. (giornalistitalia.it)