ROMA – Quale occasione migliore della presentazione del volume “Un futuro digitale” per aderire alla campagna mondiale #endimpunity, promossa dalla Federazione Internazionale dei giornalisti (Ifj) per sensibilizzare i governi, anche quelli di fatto, contro l’impunità dei crimini che riguardano i giornalisti? A lanciare l’idea, oggi nella sala “Walter Tobagi” della Fnsi a Roma, è stato Franco Siddi, componente dell’Esecutivo Ifj, presidente dell’Osservatorio Tuttimedia e consigliere d’amministrazione della Rai, che ha scritto la prefazione al volume, curato da Antonio Ruggieri per le Edizioni il Bene Comune, che racchiude il resoconto dettagliato del confronto fra Carlo Freccero e Derrick de Kerckhove organizzato dall’Associazione della Stampa del Molise, lo scorso mese di maggio, al Teatro del Loto di Ferrazzano. Un libro, in buona sostanza, su come incidono e incideranno i devices digitali in un futuro che ci ha già circondati e che si manifesta in maniera rutilante e contraddittoria.
“Per me è sempre un piacere tornare a casa”, ha esordito Siddi, che al numero 349 di Corso Vittorio Emanuele II ha vissuto per ben 23 anni, prima da componente della Giunta esecutiva, poi da vicesegretario, presidente e segretario generale fino al gennaio scorso.
“Avere coscienza precisa, pertinente di dove siamo e capire se dobbiamo migrare altrove, ma anche individuare i difficili equilibri del mondo dell’informazione, sempre più anonimo e bulimico – sostiene Siddi – è un compito delicato e assai complesso. Piaccia o meno, le nuove tecnologie e la comunicazione hanno rivoluzionato il modo di fare informazione ed in questo contesto il confine tra il bene e il male si assottiglia sempre di più: da un lato si stigmatizza l’invadenza della tv e di internet, dall’altro si chiede informazione assoluta sui fatti. Compito di tutti noi – sottolinea Franco Siddi – è offrire le giuste chiavi di lettura per essere protagonisti da cittadini e non da semplici consumatori”.
Concetti che interessano tutto il mondo dell’informazione, sopratutto nei Paesi in cui la libertà di espressione e di stampa viene soffocata nel sangue. Da qui l’idea di far partire proprio dal salone della Fnsi l’adesione dell’Italia alla campagna Ifj. Incentrata proprio su questo tema, la campagna internazionale partita il 2 novembre – giornata promossa dalle Nazioni Unite contro l’impunità dei crimini verso i giornalisti – andrà avanti fino al 23 novembre 2015: è stata scelta dalle Nazioni Unite per ricordare l’omicidio di due reporter Rfi, Ghislaine Dupont e Claude Verlon, uccisi a Kidal, in Mali, il 18 dicembre 2013, ed il massacro di Maguindanao, nelle Filippine, nel 2009, durante il quale 32 giornalisti persero la vita nel più brutale attacco ai mezzi d’informazione.
La campagna del 2015 pone, in particolare, l’accento sull’attuale situazione in quattro Paesi: Messico, Filippine, Ucraina e Yemen. In Messico, dal 2010, sono 50 le vittime tra giornalisti e addetti stampa che hanno perso la vita mentre esercitavano la propria professione. Secondo la Commissione nazionale per i diritti umani messicana, è rimasto impunito circa l’89% dei casi.
Con Ivo Stefano Germano, docente di “sociologia dei nuovi media” presso l’Università del Molise, Giuseppe Di Pietro, segretario dell’Assostampa Molise e componente della Giunta Esecutiva della Federazione Nazionale della Stampa, e Maria Pia Rossignaud, direttore della rivista Media Duemila, protagonisti del dibattito con Freccero, de Kerckhove e Siddi, c’era il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, che, portando anche il saluto del segretario generale Raffaele Lorusso, ha parlato dell’impegno del Sindacato dei giornalisti italiani a difesa della professione giornalistica e della “qualità dell’informazione che, in una società dominata dal messaggio globale, può essere assicurata soltanto grazie ad investimenti concreti, rispetto delle regole per non mettere in ginocchio le aziende serie a causa della concorrenza sleale operata dai pirati dell’editoria, insomma da un giornalismo di qualità possibile soltanto sottraendo i giornalisti al ricatto della precarietà e del bisogno. Confronti illuminati come questo, finalizzati a coniugare esperienza e tradizione con l’innovazione tecnologica che, sempre più spesso, riesce persino a superare la più fantasiosa immaginazione, sono – ha concluso Parisi – essenziali per non smarrire la nostra identità e svendere la nostra storia”.
“Non facciamo solo sindacato, ma ci preoccupiamo anche di esplorare l’universo dell’informazione”, ha detto dal canto suo Giuseppe Di Pietro, presidente dell’Assostampa Molise e componente della Giunta esecutiva Fnsi, ricordando che “per chi, come me, ha cominciato la professione con il gettone telefonico, quella in corso è una trasformazione, oltre che professionale, sociologica”.
E se, da un lato, de Kerckhove mette in guardia dai pericoli della rete (“…abbiamo esportato un potere infinito e un pericolo distribuito così capillarmente, fino al punto da non poterlo più controllare. Siamo ad una nuova guerra di religione come quella del Rinascimento, solo che oggi si combatte a livello globale e non solo con le armi”), dall’altro Freccero si dice “un illuminista acquisito” e, annunciando di aver abbandonato Facebook da una settimana, riassume la difficoltà di formare le nuove generazioni facendo i conti con la crisi: “la scuola italiana non ha la carta igienica, figuriamoci le stampanti 3d”. (giornalistitalia.it)
Dal dibattito sul volume di Freccero e De Kerckhove all’adesione ad #endimpunity Ifj