ROMA – Parlare di scienza ai giovani significa scommettere sul futuro e questo è tanto più vero quando l’argomento è l’esplorazione spaziale.
Se fino a non molto tempo fa lo spazio era fantascienza, negli ultimi anni sta diventando una realtà sempre più concreta, sia per le tante novità tecnologiche che la ricerca spaziale porta nella vita di tutti i giorni, sia perché lo spazio è sempre di più un luogo in cui lavorare e che, anche sulla Terra, richiede il contributo di ingegneri, tecnici, fisici, astrofisici, biologi.
Per tutte queste ragioni è un’ottima notizia che l’avventura dello spazio sia stata una delle tracce dei temi della maturità.
I testi proposti ai ragazzi per il saggio breve mettono anche in luce un altro aspetto importante dello spazio, presentandolo come un’avventura profondamente umana. Che la Stazione Spaziale sia già un laboratorio di ricerca straordinario lo testimonia uno dei tre testi proposti agli studenti per il saggio breve tecnico-scientifico: quello nel quale Simone Valesini racconta su Wired la missione Futura della prima donna astronauta italiana, Samantha Cristoforetti.
Gli altri due testi guardano a un futuro più lontano, con la possibilità di scoprire un giorno pianeti ricchi di acqua e forse di vita, come la Terra. Ne parla il brano tratto dal libro dell’astronauta Umberto Guidoni “Viaggiando oltre il cielo” (Rizzoli, Milano 2014).
L’altro testo, che ho avuto la sorpresa e il piacere di vedere selezionato tra quelli proposti per la maturità, è un servizio che ho scritto per l’agenzia Ansa e ripreso dal quotidiano “la Repubblica”. Si riferisce al grande entusiasmo con il quale, nel 2015, era stata accolta la scoperta che su Marte scorre ancora acqua allo stato liquido e alle missioni che stanno contribuendo a ricostruire la storia del pianeta diventato il prossimo obiettivo dell’esplorazione spaziale e che, forse, qualcuno dei ragazzi che hanno cominciato oggi l’esame di maturità, potrà avere la fortuna di vedere da vicino.
Ecco l’articolo del 29 settembre del 2015 di Enrica Battifoglia:
Sempre più “occhi” su Marte, nel 2016 parte nuova missione. Si chiama Exomars, parla italiano e punta a scoprire la vita
(di Enrica Battifoglia)
(ANSA) – ROMA, 29 SET – L’acqua che scorre su Marte è la prima grande conferma dopo anni intensi di ricerche, che hanno visto moltiplicarsi gli “occhi” puntati sul pianeta rosso, tra sensori, radar e telecamere a bordo di satelliti e rover. Ma il bello deve probabilmente ancora venire perché la prossima scommessa è riuscire a trovare forme di vita, microrganismi vissuti in passato o forse ancora attivi e capaci di sopravvivere in un ambiente così estremo.
È con questo spirito che nel 2016 si prepara a raggiungere l’orbita marziana la prima fase di una nuova missione da 1,2 miliardi di euro. Si chiama ExoMars, è organizzata dall’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e l’Italia è in prima fila con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e con la sua industria.
“Sicuramente Marte continuerà a darci sorprese”, ha detto all’Ansa il presidente dell’Asi, Roberto Battiston. Quella annunciata ieri dalla Nasa “è l’ultima di una lunga serie e sostanzialmente ci dice che Marte è un luogo in cui c’è dell’acqua, anche se con modalità diverse rispetto a quelle cui siamo abituati sulla Terra. Sappiamo – ha proseguito – che la maggior parte dell’acqua che si trova sul pianeta è congelata e si trova nel sottosuolo, ma c’è anche acqua che scorre e si solidifica in quantità limitate, ma sufficienti a modificare colore e caratteristiche della superficie”.
Il lancio della missione ExoMars è in programma entro gennaio 2016, con una prima fase che prevede un modulo in orbita attorno al pianeta e un modulo di discesa. Quest’ultimo è un modulo dimostrativo costruito in Italia, negli stabilimenti di Torino della Thales Alenia Space. Per il 2018, inoltre, è prevista una seconda fase, condotta dall’Esa con la partecipazione della Russia. Questa volta un rover, chiamato Schiaparelli in onore dell’astronomo che a fine ’800 osservò i celebri canali di Marte, esplorerà la superficie di Marte e la perforerà con un trapano italiano fino alla profondità di due metri, a caccia di tracce di vita. Il trapano è il “fratello maggiore” di quello del lander Philae della missione Rosetta, il primo veicolo costruito dall’uomo mai atterrato su una cometa.
“Alla luce dell’entusiasmo e del fascino suscitati dalla scoperta della Nasa – ha osservato Battiston – possiamo dire che la missione ExoMars porterà per la prima volta sul pianeta un trapano in grado di penetrare in profondità. Andrà a prendere informazioni nella zona che sappiamo essere ricca di acqua, perlopiù ghiacciata: sarà interessantissimo studiarne la composizione e trovare tracce di componenti chimici collegabili a fenomeni biologici”. (Ansa).