Troppi bandi pubblici discriminatori e in aperta violazione della Carta Costituzionale

Uffici Stampa, costante violazione della legge 150

Gino Falleri

Gino Falleri

Gus LombardiaROMA – I bandi di concorso dell’Agcom e della Camera dei Deputati per l’assunzione di addetti stampa, o per responsabili della Comunicazione, forniscono lo spunto per alcune considerazioni da parte del Gruppo Nazionale Giornalisti Uffici Stampa. Sono discriminatori e in violazione della Carta Costituzionale, nonché mostrano una non adeguata conoscenza delle leggi 69/63 e 150/2000.
Il Gruppo Giornalisti Uffici Stampa fin dal 1970 è stato il motore propulsore affinché fosse varata una normativa volta a riconoscere l’attività svolta degli uffici stampa pubblici, anche in vista dell’impulso che le istituende regioni avrebbero dato all’informazione. Dopo trent’anni dal Congresso di Salerno è stata approvata la legge 150/2000, che non ha realizzato le aspettative della vigilia.
Tuttavia l’articolo 9, secondo comma, ha stabilito un principio inderogabile: negli uffici stampa delle pubbliche amministrazioni, se istituiti, debbono prestare la loro attività professionale coloro che sono iscritti all’albo nazionale dei giornalisti (non previsto dal legislatore del 1963) indicando le regole da seguire per le dotazioni degli uffici stessi. Sempre il citato articolo ha affermato, all’ultimo comma, che ”l’individuazione e la regolamentazione dei profili professionali sono affidate alla contrattazione collettiva nell’ambito di una speciale area di contrattazione, con l’intervento delle organizzazioni rappresentative della categoria dei giornalisti”. È stato, inoltre, aggiunto che non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica a seguito della contrattazione.
La realtà quotidiana è ben diversa da quella ipotizzata dal legislatore. Si assiste ad una costante violazione della 150 e al non rispetto del principio di eguaglianza, come se gli iscritti nell’elenco pubblicisti avessero meno qualificazioni (in genere hanno una duplice qualificazione professionale) di chi si sottopone ad un esame intramoenia di idoneità professionale e a tale esame sono stati ammessi, tramite un esame di cultura generale, anche coloro che non erano in possesso del titolo di studio di secondo grado.
Poiché si è di fronte ad una discriminazione, non accettabile in una società democratica nata sulla Resistenza, il Gus Nazionale ritiene che sia necessario, e se ne fa promotore, un intervento a tutto campo per ristabilire il principio di parità e questo intervento non può passare che attraverso alcune strade: quella governativa con il richiamo alle pubbliche amministrazioni di rispettare la volontà del Parlamento; una interpretazione autentica del Parlamento stesso ed infine una pronuncia della Corte Costituzionale. (giornalistitalia.it)

Gino Falleri

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