GERUSALEMME (Palestina) – Il fotoreporter palestinese Yasser Murtaja, ferito dai militari israeliani durante le proteste a Gaza, è morto ed è salito, così, a 10 il numero delle vittime della nuova giornata di violenza nella Striscia di Gaza.
Lo riferisce il ministero della Sanità, confermando che i feriti venerdì negli scontri al confine con Israele sono 1.354, dei quali 491 raggiunti da colpi d’arma da fuoco. I feriti in gravi condizioni sono 33, ha riferito un portavoce del ministero, Asraf Al Qedra. Tra i feriti ci sono una ventina di donne e 80 minorenni.
Il fotoreporter, ucciso nonostante il giubbotto antiproiettile che indossava, lavorava per l’agenzia locale Ain Media. Negli scontri altri sei giornalisti sono rimasti feriti.
La protesta, denominata “Marcia del Ritorno”, è iniziata il 30 marzo con manifestazioni e sit-in alla frontiera con Israele. Da quel giorno hanno perso la vita 32 palestinesi. Israele ha schierato cecchini e ha assicurato che non permetterà a nessuno di avvicinarsi o oltrepassare la barriera di sicurezza. Giovedì scorso erano circa 20.000 i manifestanti che hanno bruciato copertoni raccolti e accumulati in settimana per alzare colonne di fumo nero e coprire il lancio di sassi e bottiglie molotov.
Intanto, l’esercito israeliano (Idf) ha aperto un’inchiesta sulla morte di Yasser Murtaja. Un portavoce ha sottolineato che “l’Idf non spara intenzionalmente ai giornalisti. Le circostanze del ferimento del reporter, presumibilmente da parte dei militari israeliani, non sono note e sono attualmente sotto indagine”.
Più netto il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman, che commentando la morte del reporter ha ricordato: “chiunque fa volare un drone sopra soldati israeliani deve capire che sta mettendo a rischio la sua vita”. “Abbiamo visto decine di casi in cui terroristi di Hamas hanno usato ambulanze, vestiti come soccorritori della Mezzaluna Rossa, o come giornalisti”, ha aggiunto Lieberman, assicurando, “non prenderemo alcun rischio”.
La Radio israeliana, citando una fonte anonima a Gaza, ha riferito che Murtaja stava usando un drone-videocamera quando è stato colpito. Sulla pagina Facebook del giornalista, la settimana scorsa erano state postate due foto aeree del confine ma non è chiaro se le avesse scattate lui o meno. La tesi israeliana è stata respinta dal fotografo freelance Ashraf Abu Amra e da altri due colleghi palestinesi, secondo i quali il reporter non stava usando un drone in quel momento.
La morte di Murtaja ha portato, dunque, a dieci le vittime degli scontri di ieri sul confine tra Gaza e Israele, tra gli oltre 30 morti da quando è stata lanciata la “Marcia del Ritorno”, una serie di proteste, programmate dal 30 marzo al 15 maggio, per rivendicare il diritto dei discendenti palestinesi alle terre espropriate con la creazione dello Stato d’Israele nel 1948.
Centinaia di giornalisti hanno partecipato al funerale del giornalista a Gaza City: il corpo, avvolto nella bandiera palestinese, con il giubbotto antiproiettile con la scritta “stampa” in evidenza, è stato portato in processione tra due ali di folla. Tra i presenti, anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh. Una veglia in sua memoria è stata tenuta anche a Ramallah, in Cisgiordania, da una cinquantina di reporter palestinesi.
Sposato con un figlio di due anni, il giornalista 30enne lavorava per l’agenzia locale Ain Media che fornisce immagini a media stranieri, compresi filmati girati con droni. Secondo Yedioth Ahronoth, era un sostenitore di Hamas che non aveva mai lasciato l’enclave palestinese, da anni serrata nel ferreo blocco israeliano. Venerdì si trovava in prima linea, nei pressi del confine, insieme a un collega a riprendere le proteste. In 20mila si sono riuniti per manifestare, bruciando copertoni per coprire il lancio di sassi e bottiglie molotov.
“Stavamo filmando i giovani che davano fuoco ai copertoni. Eravamo a 250 metri dalla barriera. Le forze israeliane hanno aperto il fuoco e sono cominciati i feriti”, ha raccontato Abu Amra, riferendo che è stato in quel momento che Murtaja è stato colpito. Nonostante il giubbotto antiproiettile, il colpo gli ha perforato l’addome. Portato immediatamente via dai soccorritori, è morto stamane all’ospedale. Insieme a lui, altri 5 giornalisti sono stati feriti nelle proteste di ieri.
Nella striscia di Gaza “non ci sono innocenti”, ha detto il ministro Lieberman: “Non ci sono innocenti nella Striscia di Gaza, tutti sono collegati a Hamas”, il movimento islamista che controlla l’enclave palestinese tra Israele, Egitto e Mar Mediterraneo, ha detto il ministro alla radio pubblica israeliana.
“Tutti ricevono uno stipendio da Hamas e tutti i militanti che cercano di sfidarci e attraversare il confine sono i militanti dell’ala armata di Hamas”, ha detto Lieberman.
Venerdì 30 marzo, 19 palestinesi sono stati uccisi da soldati israeliani che hanno sparato al confine di Israele con la Striscia di Gaza. Venerdì 5 aprile, i colpi sparati dai cecchini israeliani hanno ucciso altri nove palestinesi, tra cui un giornalista.
In totale 30 palestinesi sono stati uccisi dal 30 marzo con armi israeliane: 28 massacri degli ultimi due venerdì e altri due in altri incidenti. Israele afferma che i soldati israeliani, che non hanno subito vittime, hanno aperto il fuoco solo contro i palestinesi che cercavano di infiltrarsi nel territorio israeliano e per prevenire attacchi. (agi/afp/efe)