KARACHI (Pakistan) – La vita del giornalista Daniel Pearl non vale più di sette anni di carcere. La Corte d’Appello di Karachi, in Pakistan, ha stabilito che l’assassino del giornalista del Wall Street Journal, Ahmed Omar Saeed Sheikh, di origine britannica, non dovrà più scontare la pena capitale. All’uomo, secondo i giudici pachistani, bastano i sette anni trascorsi in cella per l’omicidio di Pearl, rapito e ucciso nel 2002.
Già sospettato di complicità negli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, con molta probabilità Sheik potrebbe essere scarcerato nei prossimi giorni dopo aver atteso la sentenza d’appello per 18 anni. Una lunghezza sospetta che porta gli analisti stranieri a pensare che, nella vicenda, ci sia lo zampino dei Servizi segreti pachistani. Ma non basta.
Per l’omicidio del giornalista Daniel Pearl, corrispondente del Wall Street Journal da Mumbai per l’Asia meridionale, sono stati prosciolti tre imputati condannati in primo grado. Pearl, il 23 gennaio 2002, venne rapito dopo essere stato attirato in una trappola. Gli assassini gli fecero credere che avrebbe potuto intervistare un estremista religioso molto influente nella politica pachistana. Era tutto un bluff: Daniel Pearl venne ucciso dagli jihadisti del Movement for the Restoration of Pakistani Sovereignty e decapitato dopo nove giorni di prigionia. Il suo corpo venne ritrovato soltanto il 16 maggio 2002. (giornalistitalia.it)
L’assassino del cronista del Wall Street Journal ha scontato 7 anni, per il Pakistan bastano