ROMA – I jihadisti dell’Isis ora se la prendono anche con Twitter. E’ l’amministratore delegato del social network, Dirk Costolo, a rivelarlo, dicendo di aver ricevuto minacce di morte rivolte a lui e ai suoi dipendenti: lo Stato islamico non ha gradito che gli account che usa per comunicare le sue notizie vengano regolarmente chiusi dal colosso di microblogging.
“Dopo che abbiamo iniziato a sospendere i loro account, alcune persone affiliate all’organizzazione hanno iniziato a usare Twitter per dichiarare che gli impiegati di Twitter e i loro dirigenti dovrebbero essere assassinati”, ha affermato Costolo.
In diverse occasioni, l’Isis ha usato Twitter per diffondere le sue notizie, compresa la pubblicazione del video della decapitazione del giornalista americano James Foley.
Twitter, ha affermato Costolo, “è certamente stato uno strumento per cambiamenti sociali, cambiamenti positivi in molti Paesi del mondo”, ma ci sono anche persone che lo usano per scopi nefasti, e questo “è contro i nostri termini di servizio e contro la legge in molti Paesi in cui operiamo. Quando ce ne accorgiamo, noi chiudiamo i loro account, li chiudiamo in maniera molto attiva”.
Ma non soltanto in Rete che i jihadisti dello Stato Islamico portano avanti la loro campagna militare e mediatica. Ieri, infatti, i miliziani fedeli a califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno diffuso il quarto numero di “Dabiq”, il magazine del califfato, appunto, con in prima pagina la bandiera nera dell’Isis che sventola in piazza San Pietro. Simbolo vistoso e provocatorio della minaccia incombente di un attacco al cuore della cristianità. Mentre il titolo in copertina, «Crociata fallita», si riferisce evidentemente ai raid della coalizione guidata Usa contro l’Isis.
Minacce di morte all’ad e ai dipendenti del social. Bandiera nera su San Pietro