MILANO – Il Comitato di Redazione dei Periodici San Paolo (Famiglia Cristiana, Credere, Jesus, Maria con te) esprime «tutta la sua solidarietà e vicinanza umana e cristiana agli otto colleghi, e alle loro famiglie, del Messaggero di sant’Antonio e del Messaggero dei ragazzi, già in regime di solidarietà al 20 per cento, e ora licenziati in tronco alla vigilia di Natale per la crisi dei due storici mensili che, a detta dell’editore, fra’ Giancarlo Capitanio, “hanno portato a perdite per milioni di euro negli ultimi anni”». È quanto afferma il Comitato di redazione delle testate San Paolo, vicino ai colleghi del Messaggero di Sant’Antonio, al quarto giorno di presidio nella sede del giornale.
«La crisi dell’editoria – prosegue il Cdr dei Periodici San Paolo – è una realtà, dolorosa, di questi anni ma troppo spesso gli editori, a corto di idee e strategie, l’hanno scaricata in maniera pressoché totale sui lavoratori e le loro famiglie. Questo purtroppo è accaduto e accade con molti editori laici. Stupisce e addolora che questo stesso metodo venga adottato da un editore religioso come i Frati della Basilica di sant’Antonio di Padova».
«Lascia inoltre sconcertati, – incalzano i giornalisti di Famiglia Cristiana, Credere, Jesus, Maria con te – come denunciato dalla Federazione nazionale della Stampa italiana e dal Sindacato dei giornalisti del Veneto, che il licenziamento dei colleghi sia arrivato senza un confronto fra editore e sindacato ma sia stato comunicato ai diretti interessati in maniera brutale e improvvisa. Ancor più sconcertante è che nel comunicato dell’editore si afferma che le pubblicazioni dei due mensili andranno comunque avanti per “salvaguardare e portare avanti il progetto evangelico e caritativo con i mezzi che lo contraddistinguono nella sua storia ultracentenaria”, ma facendo a meno dei giornalisti i quali, anche con i loro sacrifici, hanno contribuito in questi anni a tenerli in vita e a portarli avanti. Auspichiamo vivamente a questo punto che il licenziamento venga revocato e che l’editore si sieda attorno a un tavolo per discutere e trovare una soluzione per gli otto colleghi e le loro famiglie». (giornalistitalia.it)
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