ISTANBUL (Turchia) – Vergogna infinita in Turchia. Sfruttando l’alibi del fallito colpo di Stato, le autorità hanno emanato il mandato d’arresto per 42 giornalisti. Tra essi Nazli Ilicak, figura di primo piano del panorama giornalistico in Turchia, che nel 2013 era stato licenziato dal quotidiano filo-governativo Sabah per aver criticato alcuni ministri rimasti implicati in un’inchiesta per corruzione, riferiscono le emittenti Ntv e Cnn-Turk. Tra i destinatari dell’ordine di custodia anche l’editore dell’edizione online di Hurriyet, Bulent Mumay.
Secondo il quotidiano Hurriyet i mandati sono stati spiccati dall’ufficio della Procura anti-terrorismo di Istanbul e fanno parte delle purghe messe in atto dal presidente Recep Tayyip Erdogan che, in relazione al fallito golpe, ha sbattuto in galera 13.165 persone, tra cui 8.838 militari, 2.101 tra giudici e procuratori, 1.485 agenti di polizia, 52 esponenti delle autorità locali e 689 civili. Senza contare che oltre 60 mila persone sono state rimosse dai loro incarichi perché sospettate di simpatizzare con il predicatore islamico Fethullah Gulen, ritentuto la mente del colpo di Stato. Inoltre, a 10.000 cittadini è stato revocato il passaporto e la Corte di Giustizia ha nominato 342 nuovi giudici e pubblici ministeri al posto degli oltre duemila arrestati.
Intanto, ieri sera Piazza Taksim, nel centro di Istanbul, si è riempita di decine di migliaia di persone per il comizio di Kemal Kilicdaroglu, leader dei repubblicani del Chp, principale partito di opposizione. Alla manifestazione hanno partecipato anche sostenitori e rappresentanti dell’Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan, per dimostrare l’unità della Turchia nel dire no al golpe e sì alla democrazia.
Kilicdaroglu ha detto che il Paese “va riformato” ed è necessario colpire “con il bastone della legge” chi ha organizzato il golpe. Soddisfatto per la partecipazione di molti sostenitori dell’Akp, il partito di Governo, Kilicdaroglu ha invitato all’unione per il bene della Turchia: “Lo Stato“, ha affermato, “non può essere governato con l’odio, la rabbia e il pregiudizio. I golpisti devono essere processati secondo quanto previsto dalla legge”.
Il leader repubblicano ha poi voluto rispondere alla denuncia di Amnesty International e ribadire la necessità di evitare torture e maltrattamenti, che metterebbero il Paese in cattiva luce e “chi è dalla parte del giusto sullo stesso livello dei golpisti”.
Sfruttando l’alibi del fallito colpo di Stato, Erdogan sta sbattendo in galera chiunque