ISTANBUL (Turchia) – Gli osservatori internazionali hanno espresso delle riserve sullo svolgimento del referendum costituzionale che (con appena il 51,3%) ha sancito, nella giornata di ieri, il passaggio al presidenzialismo della Turchia. I rappresentanti dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa e l’Osce hanno, infatti, dichiarato che la campagna elettorale è stata sbilanciata a favore del fronte del “sì”.
“Non c’è stata parità tra le parti in competizione, la campagna per il “sì” ha dominato il panorama mediatico. Le restrizioni attuate nei confronti dei media, i giornalisti arrestati e i media chiusi hanno impedito che gli elettori usufruissero di un’informazione equilibrata”, sono state le parole di Cezar Florin Preda, rappresentante della missione congiunta di Osce e Consiglio d’Europa.
Segnalato anche uno squilibrio dell’utilizzo di fondo statali a favore del fronte del “sì”, per poi far notare che lo svolgimento del referendum di ieri non è stato considerato in linea con gli standard europei. In un comunicato gli osservatori hanno dichiarato che “la base legislativa del Paese non è sufficiente a garantire un processo democratico”, per poi entrare nel merito delle schede conteggiate pur non essendo vidimate dall’Authority per le elezioni, secondo la delegazione “un cambiamento dell’ultimo minuto che ha fatto perdere fiducia nella procedura relativa al conteggio dei voti”.
I due principali partiti di opposizione, i socialdemocratici del Chp e i filo-curdi del Hdp hanno denunciato la misura adottata dalla Commissione lo stesso giorno del voto e hanno annunciato che avrebbero fatto ricorso. Ma il rappresentante dell’Osce, secondo l’agenzia di stampa France Presse, ha detto che “non parliamo di brogli, non abbiamo prove al rispetto e questo non è di nostra competenza”. Tuttavia, ha ribadito, “complessivamente il referendum non è stato all’altezza dei criteri del Consiglio d’Europa”. (agi)