ANKARA (Turchia) – Raid della polizia turca nella sede di Ankara di Ipek Media, gruppo editoriale che possiede i quotidiani Bugun e Millet, i canali televisivi Bugun Tv e Kanalturk, e il sito internet Bgn News.com. Organi di informazione critici nei confronti del presidente Recep Tayyip Erdogan.
E, forse, non è un caso che l’irruzione della polizia negli uffici di Ipek Media sia avvenuta il giorno dopo che due giornalisti britannici, Jake Hanrahan e Philip Pendlebury di Vice News, sono stati messi in carcere con l’accusa di terrorismo.
La polizia non si è limitata a fare irruzione nelle redazioni: sei le persone arrestate ed un mandato di arresto emesso per l’amministratore delegato del Gruppo, Akin Ipek, che si pensa si trovi in Gran Bretagna, secondo quanto riferisce l’agenzia di Stato Anatolia.
Il raid ha suscitato molta preoccupazione, tra gli organi di informazione e non solo, per la libertà di stampa in Turchia, che si sta preparando alle elezioni legislative di novembre, il secondo appuntamento con le urne in cinque mesi.
Ipek Media Group è ritenuto vicino al rivale politico di Erdogan, il religioso musulmano statunitense Fethullah Gulen, che il presidente turco accusa di voler creare uno Stato parallelo con l’obiettivo di rovesciare il suo governo: è sempre l’agenzia Anatolia a riferire che il raid della polizia nella sede del Gruppo, ad Ankara, vada considerato come “parte di un’indagine terrorista su Fethullah Gulen”. Tra le accuse mosse dalla polizia anche quella di “fornire un sostegno finanziario per la propaganda di un’organizzazione terroristica”, spiega ancora l’Anatolia.
Mentre, parlando da Kanalturk, l’amministratore delegato del Gruppo, Akin Ipek ha denunciato l’operazione e le accuse della polizia come “infondate” e “ridicole”, aggiungendo: “Se la polizia è in grado di trovare anche un solo centesimo di denaro illecito, sono pronto a consegnare la mia azienda agli agenti”.
A Washington, il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha esortato la Turchia a “difendere i valori democratici universali”.
“Ciò include la libertà di stampa, il giusto processo e l’accesso alle informazioni dei media”, ha detto Toner, che ha aggiunto: “Abbiamo espresso le nostre opinioni spesso e in modo chiaro al governo turco”.
“La situazione dei giornalisti e dei media turchi critici con il governo di Erdogan appare sempre più grave e inaccettabile”, è il commento di Carlo Parisi, direttore di Giornalisti Italia e componente della Giunta esecutiva della Federazione Nazionale Stampa Italiana, interpellato da Cihan News Agency.
“Non è pensabile che in un Paese democratico un giornalista rischi il carcere o peggio – ha dichiarato Parisi all’Agenzia Cihan – semplicemente perché fa il suo mestiere, che è quello di informare. Nè si può tollerare che la libertà di stampa venga mortificata ogni qual volta un organo di informazione ‘osi’ contraddire chi governa. Vale la pena, ad ogni modo, ribadire che da tempo il sindacato italiano dei giornalisti, al pari di quelli di tutto il mondo, riuniti nell’Ifj, è a fianco dei colleghi turchi, costretti a lavorare sotto la scure delle minacce di Erdogan, pronto ad imporre loro il bavaglio o il carcere al minimo dissenso”. (giornalistitalia.it)