ISTANBUL (Turchia) – Sei giornalisti e accademici condannati, in Turchia, all’ergastolo con l’accusa di aver partecipato al golpe del 15 luglio 2016 e “tentato di rimuovere l’ordine costituzionale”. È la condanna più pesante mai inflitta, al mondo, ai professionisti dell’informazione.
Tra i giornalisti ed esponenti della cultura condannati dalla 26esima Alta Corte penale di Istanbul i fratelli Ahmet e Mehmet Altan, la giornalista Nazli Ilcak, l’intellettuale Sahin Alpay e altri due reporter presentatisi a processo in stato di detenzione.
I sei sono finiti in manette un anno e mezzo fa nell’ambito delle indagini scaturite in seguito al golpe fallito in Turchia il 15 luglio 2016.
Giornalisti e intellettuali erano accusati di far parte della rete golpista di Fetullah Gulen e di aver utilizzato la propria attività giornalistica per lanciare messaggi per conto dell’organizzazione di Gulen, miliardario e ideologo islamico ritenuto la mente del golpe.
I fratelli Ahmet e Mehmet Altan sono in carcere da settembre 2016, la scrittrice e giornalista Nazli Ilicak è stata, invece, arrestata nel luglio dello stesso anno.
La prima udienza del processo era andata in scena il 18 giugno 2017 a Istanbul, nella 26esima corte penale del tribunale di Caglayan. Allora gli imputati negarono tutte le accuse a proprio carico, rivendicando la propria innocenza e il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero e le proprie critiche. Ahmet Altan, autore di dieci romanzi tradotti in tutto il mondo, ha descritto la sua esperienza in carcere in un saggio chiamato Il paradosso dello scrittore, dove rivela di essere “tenuto in una prigione di massima sicurezza nel mezzo del nulla”. (giornalistitalia.it)
LA FNSI: «IN TURCHIA MUORE LO STATO DI DIRITTO»
ROMA – «La condanna all’ergastolo inflitta dai giudici turchi ai giornalisti Ahmet e Mehmet Altan e Nazli Iliack e agli tre imputati, tutti già in detenzione preventiva da oltre un anno, decreta la morte dello stato di diritto in Turchia». È quanto affermano il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.
«Le autorità italiane ed europee – proseguono – non possono assistere passive alla condanna al carcere a vita di giornalisti e intellettuali colpevoli solo di aver svolto il proprio lavoro di informare i cittadini turchi e per questo trattati come terroristi. Chiederemo alla Federazione internazionale dei giornalisti di attivarsi subito per promuovere una grande manifestazione contro questa sentenza e scriveremo al presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, per chiedere che l’Europa prenda una posizione unita e decisa contro la sistematica violazione della libertà di stampa e dei diritti civili in Turchia».
Gli imputati, accusati di “tentativo di rovesciare l’ordine costituzionale” e di aver sostenuto movimenti terroristici attraverso la loro attività giornalistica, erano finiti in manette all’indomani del tentato golpe del 15 luglio 2016.
La Corte Costituzionale turca aveva di recente dichiarato illegittima la loro carcerazione preventiva, riconoscendo che ne violava i diritti, ma i giudici di merito hanno negato la scarcerazione.