ANKARA (Turchia) – Tira dritto Erdogan con quella che si sta profilando come una vera e propria strategia di vendetta contro tutti i presunti ispiratori del golpe dello scorso 15 luglio. E la sua epurazione investe, tra i primi, chi fa informazione: è di ieri sera un decreto, emesso dal governo turco, che ordina la chiusura di 131 mezzi di informazione accusati di legami con la rete di Fethullah Gulen, il magnate islamico che, secondo il presidente turco, sarebbe il principale responsabile del fallito colpo di stato.
In particolare, è stata disposta la chiusura di tre agenzie, 16 canali televisivi, 23 radio, 45 quotidiani, 15 riviste e 29 case editrici.
Si tratta in molti casi di media che già nei mesi scorsi, a causa dei legami con Gulen, erano stati messi sotto amministrazione controllata.
Tra i più noti, il quotidiano d’opposizione Zaman – ieri, l’arresto di 47 tra giornalisti e altri dipendenti legati al giornale, posto sotto sequestro a marzo -, il canale all-news “Samanyolu” e l’agenzia Cihan. Il decreto che ordina la loro chiusura è stato pubblicato in gazzetta ufficiale ieri sera.
Epurazione per 16 canali tv, 23 radio, 45 quotidiani, 15 riviste e 29 case editrici