ISTANBUL (Turchia) – Rischiano l’ergastolo i sei giornalisti imputati nel processo denominato “chiamata al golpe”. Il pm ha chiesto il carcere a vita per il noto volto televisivo Nazli Ilcak, Ahmet Altan, una delle firme storiche del giornalismo turco, e per il fratello Mehmet, economista di fama in passato spesso in televisione. Gli altri giornalisti alla sbarra sono Suku Ozsengul, Yakup Simsek e Murat Sanliman. Quest’ultimo è stato l’unico a comparire di persona, mentre gli altri imputati erano collegati in video.
La Ilcak, i fratelli Altan e gli altri due si trovano in carcere dall’estate 2016, quando sono stati arrestati con l’accusa di aver utilizzato la loro attività giornalistica per conto di Fetullah Gulen, magnate e imam residente negli Stati Uniti, ritenuto la mente del golpe del 15 luglio 2016. Il pubblico ministero ha inoltre accusato i giornalisti di “tentata eversione dell’ordine costituzionale” e “tentativo di sostituire un nuovo sistema di potere a quello democraticamente insediato”.
Collegata in video la Ilcak si è difesa affermando di “non aver mai odiato” il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, per poi ammettere le sue simpatie per Gulen.
“Non ritengo che una organizzazione terroristica punti a prendere il potere, ma se così fosse preferirei Gulen. Non vedo come questo possa costituire reato”, ha affermato la Ilcak.
Il processo riguarda in tutto 16 persone, 10 delle quali sono latitanti all’estero. Tra questi ultimi figura l’ex direttore del quotidiano Zaman, Ekrem Dumanli, arrestato una prima volta nel dicembre 2015, mentre il quotidiano da lui diretto è stato commissariato a marzo 2016 e chiuso dopo due mesi.
Sentita la richiesta del procuratore, il tribunale ha stabilito che i sospetti restino in carcere e ha aggiornato l’udienza al 12 febbraio 2018.
La prima udienza del processo era andata in scena il 18 giugno 2017 a Istanbul, nella 26esima corte penale del tribunale di Caglayan. Allora gli imputati negarono tutte le accuse a proprio carico, rivendicando la propria innocenza e il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero e le proprie critiche. Ahmet Altan, autore di dieci romanzi tradotti in tutto il mondo, ha descritto la sua esperienza in carcere in un saggio chiamato “Il paradosso dello scrittore”, dove rivela di essere “tenuto in una prigione di massima sicurezza nel mezzo del nulla”.
Mehmet Altan, invece, professore di economia e fratello dello scrittore Ahmet, è stato arrestato la prima volta il 10 settembre 2016 ed è anche lui accusato di aver appoggiato il movimento di Gulen.
Secondo i magistrati infatti, Mehmet Altan ha tentato di esaltare l’ideologia dei gulenisti attraverso alcuni articoli scritti sul web e pubblicati da diversi giornali di opposizione. Più di 200 scrittori in tutto il mondo, tra cui Margaret Atwood, Russell Banks, Joanne Harris e JM Coetzee, insieme ad altre figure pubbliche, hanno firmato una petizione di protesta contro l’arresto dei fratelli Altan. (agi)