ISTANBUL (Turchia) – È ripreso stamattina il processo che ha come imputati 11 giornalisti e altri 7 tra dirigenti e impiegati del quotidiano Cumhuriyet. A presentarsi in udienza da detenuto, dopo 541 giorni di detenzione, il presidente del comitato di redazione Akin Atalay. Lo scorso marzo sono stati, invece, liberati, dopo 434 giorni, il giornalista d’inchiesta Ahmet Sik e il direttore Murat Sabuncu.
Scarcerato a fine settembre il giornalista Kadri Gursel, mentre altri sei suoi colleghi sono stati liberati lo scorso 24 luglio. Secondo l’accusa vi sarebbe un legame tra i giornalisti e Fetullah Gulen, imam e finanziere residente negli Usa considerato la mente del golpe del 15 luglio 2016.
Imputato numero uno, che sarà giudicato in contumacia, l’ex direttore del quotidiano di opposizione, Can Dundar, da mesi in Germania. Dundar rischia una condanna dai 7 anni e mezzo ai 15 anni, alla pari del direttore che ne ha preso il posto, Murat Sabuncu, i membri del consiglio di redazione Kadri Gursel, Aydin Engin, Bulent Yener e Gunseli Ozaltay accusati di “sostegno ad organizzazione terroristica senza esserne membri”.
Il pubblico ministero ha chiesto pene tra gli 11 e i 43 anni di reclusione per l’amministratore delegato Akin Atalay, e i dirigenti Orhan Erinc e Onder Celik. Chieste condanne tra i 9 e i 29 anni di carcere per il giornalista Bulent Utku, il vignettista Musa Kart, Hakan Karasinir, Mustafa Kemal Gungor e il giornalista Hikmet Aslan Cetinkaya sulla base sempre delle medesime accuse.
Il procuratore ha inoltre chiesto condanne tra i sette anni e mezzo e i 15 anni per il giornalista Ahmet Sik, già in carcere nel 2010 per un libro contro Gulen, quando quest’ultimo era alleato del governo, e ora alla sbarra con l’accusa di “aver dato sostegno ed essere membro dell’organizzazione separatista curda del Pkk e del gruppo terroristico di estrema sinistra Dhkp/C”.
Una folla composta da semplici cittadini, deputati dell’opposizione, giornalisti, attivisti e operatori nel campo dei diritti umani si e radunata fuori dal carcere di Silivri, a nord di Istanbul per dare sostegno e solidarietà agli imputati. (agi)