“Colpevoli” di aver scritto articoli sull’omicidio di un agente segreto turco in Libia

Turchia: 3 giornalisti rimandati in prigione, anzi no

L’avvocato Huseyin Ersoz, legale dei giornalisti, con Barıs Pehlivan e Murat Ağırel in una foto postata su Twitter dopo il loro rilascio

ISTANBUL (Turchia) – Sono stati rilasciati qualche ora dopo essere stati costretti a tornare in carcere per decisone di un tribunale di Istanbul che ieri ha confermato la sentenza a loro carico. È accaduto a tre noti giornalisti turchi che erano già stati precedentemente condannati al carcere a causa di alcuni articoli sul funerale di un agente dei servizi segreti turchi in Libia.
Lo riportano vari media del Paese guidato da Erdogan secondo cui Baris Pehlivan – già arrestato 3 volte negli ultimi 12 anni –, Murat Agirel e Hulya Kilinc sono stati rimandati in prigione per scontare il resto della pena. Poi, appunto, rilasciati.
Nel 2020 avevano passato diversi mesi in carcerazione preventiva, ma avevano presentato appello ed erano stati rilasciati al momento della sentenza. Ieri un tribunale della città sul Bosforo ha confermato le loro condanne: 4 anni e 8 mesi per Kilinc e 3 anni e 9 mesi Pehlivan e Agirel.
I reporter sono stati condannati per aver “diffuso segreti di Stato” dopo una serie di articoli pubblicati sul portale indipendente OdaTv riguardo all’uccisione di un agente dei servizi segreti turchi in Libia mentre Ankara aveva dato sostegno militare al governo di Tripoli contro il generale Khalifa Haftar.
Con gli arresti di oggi, invece, sale a 60 – secondo i dati del portale Expression Interrupted finanziato dall’Ue – il numero dei reporter imprigionati in Turchia. Nella maggior parte dei casi, sono stati arrestati a causa di articoli o interventi in trasmissioni televisive.
In gennaio, la giornalista Sedef Kabas era stata arrestata per un proverbio recitato durante un programma Tv e ritenuto un “insulto” contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. Nei giorni scorsi, un tribunale ha accettato l’atto di accusa contro Kabas per la quale sono stati chiesti fino a 12 anni di carcere. (giornalistitalia.it)

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