LONDRA (Gran Bretagna) – Sono più di 100mila i siti web censurati in Turchia dalle elezioni politiche dello scorso giugno. È quanto rivela un rapporto di Press for Freedom, progetto finanziato da un programma bilaterale dell’ambasciata britannica per il monitoraggio della libertà di espressione.
Secondo lo studio, il web resta uno dei terreni in cui la censura si manifesta più duramente in Turchia. Nello stesso periodo, il sito dell’agenzia pro-curda Diha è stato oscurato 37 volte, mentre 13 dei suoi reporter sono attualmente in prigione.
Ci sono anche altri “numeri” che fanno paura per quanto riguarda il potere di censura sulla stampa del premier turco Erdogan: solo dall’inizio di quest’anno, infatti, 33 giornalisti sono stati fermati e 894 licenziati, confermando come le pressioni sulla stampa giungano sia direttamente dalle autorità che attraverso il restringimento della pluralità nel panorama editoriale.
Forti restano anche gli allarmi sulla sicurezza dei reporter, con 200 attacchi registrati tra gennaio e aprile 2016. Nello stesso periodo, altri 12 giornalisti sono finiti sotto processo con l’accusa di aver insultato il presidente Erdogan. Un’accusa pressoché quotidiana per i giornalisti turchi e per quelli che lavorano nel Paese.
I numeri della censura sui media operata da Erdogan secondo Press for Freedom