TUNISI (Tunisia) – Reporters sans frontieres, l’organizzazione non governativa che ha come obiettivo la difesa della libertà di stampa, ha condannato le “molestie” subite da parte dei giornalisti dalla polizia tunisina, durante l’ondata di proteste che ha scosso il Paese negli ultimi giorni.
Secondo quanto riportato in un comunicato, l’organizzazione denuncia il fermo e l’interrogatorio di un giornalista e la confisca del telefono di un altro. Mathieu Galtier, un reporter francese del quotidiano Libe’ration è, infatti, stato condotto in una stazione di polizia, dove è stato interrogato per quasi un’ora, dopo che il giorno prima era stato a Tebourba, 30 km a ovest della capitale Tunisi, per documentare le proteste.
“Sono rimasto molto sorpreso dal fatto che siano venuti a cercarmi a casa mia e sono rimasto scioccato dal fatto che i rappresentanti della Guardia Nazionale mi abbiano chiesto, in modo molto esplicito e diretto, i nomi delle persone con cui avevo parlato a Tebourba”, ha detto Galtier a Rsf.
Il 7 gennaio poi, al giornalista della rivista Tunisia, Nadim Bouamoud, è stato sequestrato il cellulare mentre girava un filmato in diretta che documentava le proteste.
“Queste violazioni alla libertà dei media da parte di rappresentanti delle forze di sicurezza sono inaccettabili in un paese democratico come la Tunisia”, ha detto Yasmine Kacha, capo dell’ufficio Nord Africa di Rsf. “I giornalisti devono essere in grado di coprire liberamente le proteste attualmente in corso in Tunisia, chiediamo alle autorità di non ostacolare il loro lavoro” (agi)