ROMA – Lo “tsunami” che ha investito il mercato dell’editoria, la crisi peggiore dal Dopoguerra “sta già impattando sui conti Inpgi. Abbiano mantenuto il bilancio in pareggio in questi 5 anni grazie ai rendimenti del patrimonio”. Il presidente dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, Andrea Camporese, non nasconde la sua preoccupazione per “le dimensioni drammatiche di una crisi mai vista: più di mille posti di lavoro persi nel 2013, una riduzione del mercato del lavoro del 15 per cento in 4 anni, 3mila posti di lavoro spazzati via in 5 anni, forte abbattimento dei redditi”.
“Tra ristrutturazioni, crisi aziendali, chiusura di testate, la crisi sta certamente impattando – spiega Camporese all’Ansa – a fronte di una riduzione di occupati c’è un aumento degli ammortizzatori sociali. La preoccupazione è forte per una congiuntura che investe i fondamentali dell’economia e non solo l’equilibrio previdenziale. Siamo preoccupati per la dinamica di un crisi che non si ferma mai e sulla quale bisogna interrogarsi”.
Gli sgravi sulle nuove assunzioni con il decreto Lotti per stimolare il mercato del lavoro ha dato risultati non indifferenti ma non sufficienti, rileva il presidente Inpgi, 450 nuovi posti sono certo un risultato ma non bastano. L’equilibrio del sistema previdenziale della categoria quindi è “incastonato in una dimensione molto più ampia di quella dei diritti acquisiti”, prosegue Camporese con un riferimento al dibattito di questi giorni tra le Casse di previdenza dei professionisti, alle prese con una sentenza della Corte di Cassazione (la 17892/2014) che fa “tabula rasa” della clausola di salvaguardia contenuta nel comma 488 della Legge di Stabilità 2013, blindando di fatto il “pro rata” sul calcolo retributivo dei vecchi iscritti.
Su questo piano l’Inpgi è al riparo, assicura il presidente Camporese: “in vari passaggi riformatori si è lavorato per tempo sulla sostenibilità, 10 anni fa è stata fatta un riforma importante calcolando la base previdenziale sulla media dell’intera vita lavorativa. La differenza tra contributi antichi rispetto ai più recenti resta ma – spiega ancora – sono state messe a punto compensazioni importanti; nella gestione principale il sistema di remunerazione e rivalutazione annuo decresce con il crescere del reddito, sulla base di un principio solidaristico che regola un flusso di solidarietà verso i redditi più bassi”. (Ansa)
Nonostante la crisi peggiore registrata del Dopoguerra con 3mila posti persi in 5 anni