WASHINGTON (Usa) – Carl Bernstein, il giornalista che con Bob Woodward smascherò lo scandalo Watergate, punta il dito contro Donald Trump dopo le rivelazioni del suo collega sul fatto che il presidente conosceva da inizio febbraio la pericolosità mortale del virus e lo sminuì per non creare panico. «Lo ascoltiamo insabbiare questa grave emergenza nazionale. Questo è uno dei più grandi crimini presidenziali di sempre, forse è il più grande crimine presidenziale, e abbiamo la pistola fumante della registrazione di un presidente che lo commette», ha detto alla Cnn.
La Cnn ha, infatti, trasmesso la registrazione di vari passaggi delle interviste rilasciate da Donald Trump al giornalista del Watergate Bob Woodward per il suo libro “Rage”, comprese quelle in cui ammette che conosceva in anticipo la pericolosità del virus e che ha sempre voluto sminuirlo per non creare panico.
Donald Trump, dal canto suo, non nega che sapeva in anticipo della pericolosità del coronavirus, come ha ammesso nelle sue interviste (registrate) al giornalista, ma ha spiegato di aver agito in un modo che pensava riducesse il panico. «L’ultima cosa che volevo era creare il panico», ha detto in una conferenza stampa.
Nelle interviste, scrive il Washington Post anticipando i contenuti del libro, Trump parla diffusamente della sua gestione della pandemia e delle relazioni razziali. Inoltre, il libro riporta alcuni estratti delle lettere che Trump ha scambiato con il leader nordcoreano Kim Jong Un e interviste critiche dell’operato del presidente da alcuni ex membri della sua amministrazione, come l’ex ministro della Difesa, Jim Mattis, e l’ex direttore della National Intelligence, Dan Coats.
Era il 28 gennaio, ricostruisce Woodward, quando nel corso di una riunione nello Studio Ovale della Casa Bianca, il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien avvertì Trump che il nuovo Coronavirus sarebbe stata «la più grande minaccia alla sicurezza nazionale della sua Presidenza».
Dello stesso avviso era Matthew Pottinger, il vice di O’Brien, anch’egli presente alla riunione. Per Pottinger, era evidente che il mondo stava per affrontare un’emergenza sanitaria paragonabile a quella vissuta con la pandemia del 1918, che causò 50 milioni di morti.
Dieci giorni dopo, il presidente chiamò Woodward e rivelò al giornalista che la situazione era molto più grave di quanto egli stesso aveva affermato in vari interventi pubblici. «Basta respirare e te lo prendi», disse Trump nel corso della telefonata del 7 febbraio. “È molto subdolo – disse ancora Trump – ed è anche più mortale della peggiore influenza. È una cosa mortale», ripeté il presidente con enfasi.
In quel periodo, ricorda il Washington Post, il presidente affermava davanti alla nazione che il virus era poco più grave di un’influenza stagionale, che sarebbe presto scomparso e che il governo federale aveva la situazione sotto controllo. Sarebbero trascorse diverse settimane, prima che Trump ammettesse pubblicamente la gravità del virus e la sua trasmissibilità nell’aria. In un’altra intervista del 19 marzo, Trump spiegò a Woodward che aveva intenzionalmente nascosto la gravità della situazione. «Ho sempre voluto minimizzarlo», disse il presidente. (adnkronos)
«Donald Trump ha mentito agli americani sui pericoli del virus, che conosceva con un anticipo di settimane e la sua negligenza è costata vite e ha causato la recessione economica». Intervenendo in un comizio in Michigan, Joe Biden ha attaccato il suo rivale nella corsa alla Casa Bianca facendo riferimento alle rivelazioni del nuovo libro di Woodward: «Non ha fatto il suo lavoro, di proposito».
«Prometto – ha concluso Biden – che se sarò eletto, dirò sempre la verità. Ascolterò gli esperti e farò tutto il possibile per contenere questo virus. Metterò sempre al primo posto la salute e la sicurezza, indipendentemente dal costo politico».