ISTANBUL (Turchia) – L’Arabia Saudita si prepara ad ammettere che il giornalista dissidente Jamal Kashoggi è stato ucciso in seguito a un interrogatorio finito male nel suo Consolato a Istanbul, che avrebbe forse dovuto portare a un suo sequestro dalla Turchia. Ma le conclusioni del rapporto in via di preparazione, anticipato dalla Cnn, includeranno che “l’operazione è stata condotta senza autorizzazione e trasparenza e che coloro che sono stati coinvolti saranno ritenuti responsabili”. Per fonti del Wall Street Journal, che riferisce della stessa circostanza, gli autori sarebbero “agenti traditori” e la morte sarebbe avvenuta “per errore”.
L’ipotesi che a compiere l’omicidio siano stati dei “cani sciolti”, suggerita oggi direttamente da Donald Trump, avrebbe così l’avallo ufficiale di Riad, nel tentativo di mettere a tacere una vicenda che ha messo in crisi agli occhi del mondo l’immagine di riformatore proposta finora dal principe ereditario Mohammed bin Salman.
Annunciando l’invio del suo segretario di Stato, Mike Pompeo, a un faccia a faccia con il re saudita Salman per “arrivare in fondo alla vicenda”, il presidente americano aveva già preparato il terreno per l’attribuzione di responsabilità ad agenti deviati dei servizi sauditi. Una svolta per evitare la frattura con il suo alleato chiave nel mondo musulmano. Il leader di Riad “nega qualsiasi conoscenza di cosa possa essere successo” a Khashoggi, ha detto riferendo di una loro telefonata, in cui gli avrebbe assicurato che i suoi investigatori “stanno lavorando strettamente con la Turchia per trovare una risposta”.
Il capo della casa regnante dei Saud aveva parlato nelle scorse ore anche con Recep Tayyip Erdogan, promettendogli quella collaborazione che stasera ha portato all’ingresso degli investigatori turchi in Consolato, insieme ai loro colleghi giunti da Riad. Quali tracce possano trovare di ciò che è successo 13 giorni fa resta un mistero. A poche ore dal loro arrivo, stracci e sacchi della spazzatura in mano, una squadra di servizi d’igiene è anche entrata a ripulire la sede diplomatica.
Del resto, gli stessi inquirenti turchi – secondo quanto fatto trapelare ai media locali – non si aspettano di trovare prove compromettenti. Non a caso, già nei giorni scorsi era stata presa sul serio la denuncia di Turan Kislakci, amico di Khashoggi e capo dell’Associazione dei media turco-arabi, secondo cui gli assassini si sarebbero immediatamente disfatti del corpo. I suoi resti, secondo questa pista, potrebbero non essere mai trovati, neanche a pezzi.
La polizia “sta indagando seriamente” sull’ipotesi che, dopo essere stato ucciso nel Consolato, il giornalista sia stato sciolto nell’acido. Una nuova terrificante conclusione, dopo le voci sullo smembramento del corpo con una motosega e l’occultamento dei resti nel giardino della sede diplomatica o fuori dall’edificio.
Resta da vedere se la mossa di Riad basterà a frenare il danno d’immagine al nuovo corso del principe. Mentre dalle capitali europee piovono appelli a portare avanti “indagini credibili”, con il passare dei giorni si sono moltiplicate le defezioni del mondo finanziario e giornalistico alla sua “Davos del deserto”, il summit in programma la prossima settimana per promuovere gli investimenti in Arabia Saudita.
Sulla scia di varie altre società americane di primo piano che avevano già dato forfait, anche la Ford ha annunciato che diserterà l’evento. Si è sfilato pure Jamie Dimon, chief executive di JP Morgan & Chase. Ma l’Arabia Saudita e i suoi alleati del Golfo hanno respinto al mittente le pressioni e minacciato ritorsioni, ricordando a tutti che il petrolio saudita “ha un’influenza e un ruolo vitale nell’economia globale”. (ansa)