FIRENZE – Si è conclusa con la richiesta di assoluzione l’arringa in difesa del senatore di Ala, Denis Verdini, a processo a Firenze per il fallimento della banca da lui presieduta e per i presunti finanziamenti pubblici ai giornali di cui Verdini è ritenuto il “dominus”.
A pronunciarla il legale di Verdini, Franco Coppi, che aveva iniziato replicando al pm che “ha offeso Verdini dandogli del truffatore. Contro di lui enfasi ed entusiasmo accusatorio. La richiesta di pena è stata smisurata, c’è stato un travisamento delle prove e della personalità del Verdini, descritto come una persona assetata di potere e denaro”.
“Nella città di Lorenzo dei Medici – ha detto l’avvocato – è stata evocata una figura sinistra del banchiere che rompe i banchi e fugge, lasciando dietro di sé disperazione, lacrime e sangue. Non è così: Verdini era il presidente del Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio, ma anche un personaggio di grande spicco, aveva responsabilità e potere e non doveva certo infilare le mani nelle casse della banca”.
Per il senatore di Ala, presente in aula ma senza commentare lo sviluppo del processo, i pm Luca Turco e Giuseppina Mione hanno chiesto una condanna ad undici anni. Ieri mattina si è, inoltre, concluso l’altro intervento della difesa di Verdini: replicando all’accusa di truffa ai danni dello Stato, relativa al capitolo editoria, l’avvocato Ester Molinaro, ha citato l’episodio, avvenuto in udienza, in cui Verdini perse le staffe quando vennero citati i suoi figli. Una di loro è con lui imputata. “Tutta Italia, anche in modo brusco, si è resa conto di quanto Verdini tenga ai suoi figli. Di certo non li avrebbe mai coinvolti in una iniziativa ritenuta illecita”.
Sempre riguardo all’accusa di cooperative editoriali “fittizie” per drenare soldi pubblici, la difesa Verdini ha sostenuto che egli “paga l’idea di una visione corale della vita. Avrebbe potuto fare una Fondazione e gestirsela da solo”. In totale, sono 45 gli imputati, 43 persone fisiche e due società. Tra questi anche il deputato di Ala Massimo Parisi. (agi)
Al processo per il crac dell’ex Ccf ed i contributi per l’editoria a coop “fittizie”