COMO – Tragedia in Val d’Intelvi, sui monti del lago di Como, in prossimità del confine con la Svizzera. In fondo a un dirupo è stato trovato cadavere il giornalista Stefano Carrer, 58 anni, lavorava alla redazione esteri del quotidiano Il Sole 24 Ore. Era disperso da due giorni ed è stato ritrovato, nel pomeriggio di ieri, dai Vigili del Fuoco e dal Soccorso Alpino, impegnati nelle ricerche con l’ausilio di due elicotteri e diversi droni. Durante un’escursione, in una località boschiva tra Piglia e Colonno, è precipitato per alcune decine di metri finendo in una zona impervia.
Nato e residente a Barlassina (Monza-Brianza) il 2 settembre 1961, laureato in giurisprudenza all’Università Statale di Milano, ha frequentato l’Istituto per la Formazione al giornalismo di Milano ed era giornalista professionista iscritto all’Ordine della Lombardia dal 29 giugno 1984. I primi passi nella professione li aveva mossi nei periodici del gruppo Monti, per poi iniziare a collaborare con Il Sole 24 Ore da New York. Una parentesi alla Rizzoli-De Agostini e, il 1° maggio 1993, l’assunzione al Sole 24 Ore. Dal 2008 al 2011 ha lavorato per lo più in Asia e dal 2013 al 2018 è stato corrispondente a Tokyo, primo giornalista italiano ad arrivare a Fukushima dopo il disastro nucleare.
Il collega Attilio Geroni, del Sole 24 Ore, lo ricorda «schivo, appassionato cultore dell’Oriente, animato da una passione e da una disponibilità invidiabili. Aveva lasciato il cuore in Giappone, Paese al quale aveva dedicato la parte più importante e più esaltante della sua carriera professionale. E come tutti i bravi corrispondenti esteri o specialisti di un determinato Paese, a un certo punto l’aveva somatizzato: se ne diventa talmente esperti e appassionati che ci si sente sempre in diritto-dovere di difenderlo, soprattutto dai luoghi comuni e dalle approssimazioni».
«Al Sole 24 Ore – ricorda Geroni – era stato uno dei primi ad appassionarsi al videogiornalismo. Ricordo il suo primo lavoro, da Fukushima, in uno dei suoi innumerevoli viaggi in quel luogo disastrato e radioattivo. Lo chiamai per dirgli che il video era un po’ amatoriale, ma era un buon inizio. Non erano mai amatoriali, invece, i contenuti, precisi, ricchi di informazioni e chiavi di lettura. Ogni tanto, quando preannunciava un altro reportage nei luoghi dello tsunami – credo che non si sia perso un anniversario da quel fatidico 11 marzo 2011 – un po’ lo prendevo, lo prendevamo in giro: «Evvai Stefano, mi raccomando, ma non sei già abbastanza radioattivo?».
Nel 2017 fu l’unico giornalista italiano a imbarcarsi sullo stesso aereo dell’imperatore Akihito durante il primo viaggio mai compiuto da un sovrano giapponese in Vietnam.
«Stefano – ricorda Alessandro Galimberti, collega del Sole 24 Ore e presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia – aveva una grande passione per il suo lavoro e una grande curiosità per la cultura e per la società del Giappone. Nonostante la sua competenza e la considerazione di cui godeva negli ambienti diplomatici, teneva per indole un profilo molto basso ed era estremamente educato nei rapporti con i colleghi. Mai sopra le righe, schivo e riservato, Stefano era però sempre dentro la notizia con la capacità di analisi e di lettura degli eventi di chi ha saputo vivere il proprio lavoro con passione e coinvolgimento». (giornalistitalia.it)