BOSTON (Usa) – “La prima cosa che ho fatto, prima ancora di dare a mia figlia la notizia della liberazione – racconta la signora Nancy, madre di Peter Theo Curtis, il giornalista americano liberato dopo 2 anni di prigionia in Siria – è stata inviare una mail alla madre di James Foley (il giornalista Usa decapitato dall’Isis, ndr), Diane. Abbiamo sopportato tutto questo insieme e non volevo che lo sapesse prima dalle televisioni. Ora potrò abbracciare mio figlio e probabilmente piangerò”.
Il giornalista, tenuto prigioniero da un gruppo vicino ad al Qaeda, è dunque rientrato negli Stati Uniti. Lo riportano gli organi di informazione americani.
“Sono rimasto molto colpito ed emozionato, al di là delle parole, da tutte le persone che mi sono venute incontro – persone che non conoscevo in aereo, membri dell’equipaggio e, più di tutti, la mia famiglia – per dirmi bentornato a casa”, ha dichiarato Curtis in un comunicato inviato agli organi di informazione americani subito dopo il suo arrivo a Boston.
Peter Theo Curtis, 45 anni, giornalista freelance, è stato consegnato alle forze di pace delle Nazioni Unite sulle Alture del Golan domenica notte, dopo 22 mesi di prigionia nelle mani del Fronte al Nosra, il “braccio” siriano di al Qaida. E’ stato successivamente affidato a funzionari degli Stati Uniti a Tel Aviv.
Il sequestro di Curtis era stato tenuto segreto dalle autorità statunitensi e non erano filtrati dettagli sulle circostanze del suo rapimento e della sua detenzione. Secondo la famiglia, Peter Theo Curtis era stato catturato “subito dopo aver varcato il confine siriano nell’ottobre 2012 e tenuto poi da al Nosra e da gruppi affiliati all’organizzazione”.
Peter Theo Curtis a Boston dopo essere stato tenuto prigioniero per 2 anni in Siria