Due incontri per ricordare il vicedirettore de La Stampa ucciso dalle Brigate Rosse

Torino omaggia la voce libera di Carlo Casalegno

Ajani, Molinari, Sinigaglia, Mauro e Folli

Da sinistra: Ajani, Molinari, Sinigaglia, Mauro e Folli

TORINO – Parterre di “firme” di eccellenza per ricordare Carlo Casalegno, giornalista vicedirettore de La Stampa, ucciso dai terroristi delle “Brigate Rosse”, giusto quarant’anni fa.
In sua memoria, un convegno dedicato a una “voce di libertà” che si dipana, a Torino, in due puntate. Il primo momento oggi, 16 novembre, nell’aula magna della Cavallerizza, mentre il secondo appuntamento è per mercoledì 29 novembre al Centro Einaudi di Lungo Dora Siena.

Carlo Casalegno

Carlo Casalegno

A rendere omaggio ad un personaggio che ha rappresentato un vero e proprio punto di riferimento per il mondo dell’editoria, sono stati per primi: Stefano Folli, già direttore del “Corriere della Sera” e del “Sole 24 Ore” e oggi editorialista di Repubblica, Ezio Mauro, che è stato direttore de La Stampa e di Repubblica, Maurizio Molinari che, de La Stampa, è l’attuale direttore. Con loro, il rettore dell’Università di Torino Gianmaria Ajani e Alberto Sinigaglia, presidente dell’ordine dei giornalisti subalpini. Presente anche la moglie Dedi Casalegno.
La prossima settimana tocca ancora al direttore Maurizio Molinari, Enrico Mentana, responsabile dell’informazione sulla 7, i giornalisti Domenico Quirico, fabio Martini e Nicolò Zancan. Poi gli accademici dell’Università: Michelangelo Conoscenti, Francesco Tuccari, Franca Roncarolo, Michelangelo Bovero, Adriano Favole, Marco Buttino, Roberto Beneduce, Giuliano Bobba.
Da ognuno parole di sincero riconoscimento. «Ricordare l’eredità di Casalegno – secondo il direttore Molinari – significa rinsaldare e rilanciare la sfida ad essere protagonisti di un credo laico che si distingue in uno Stato di diritto, in istituzioni repubblicane, nell’Europa e in Occidente».
Carlo Casalegno era nato a Torino, il 15 febbraio 1916, alla vigilia dell’offensiva delle truppe italiane sull’Isonzo che hanno portato alla conquista di Gorizia. Si è laureato in lettere e, dapprima, ha svolto l’attività di insegnante in una scuola superiore di Casale Monferrato.
Negli anni della Resistenza, ha preso parte alla lotta partigiana, aderendo al “partito d’azione”. E proprio in quel periodo, sul quotidiano “Italia Libera” (diventato poi “Giustizia e Libertà”) compaiono i suoi primi articoli.
Con la fine della guerra, Casalegno è approdato a La Stampa, ricoprendo l’incarico di vice direttore e assumendo il ruolo di editorialista unico per i fatti di politica interna. Celebre la sua rubrica “Il nostro Stato” nella quale si era assunto il ruolo di fustigatore di atteggiamenti che, già allora, sembravano poco attenti all’amministrazione della cosa pubblica.
E da quelle colonne, con l’esplosione dei cosiddetti “anni di piombo” ha chiesto la massima durezza contro i terroristi, invocando leggi speciali per combattere quel fenomeno. Pretendeva fermezza ed esortava tutti quanti a non indietreggiare.
Proprio quelle puntualizzazioni gli sono costate la vita. Perché gli uomini delle Brigate Rosse che in Piemonte avevano disposto una specie di quartier generale, indispettiti per i commenti che li riguardavano, hanno deciso di “alzare il tiro”.

La notizia dell’attentato a Casalegno su La Stampa

La notizia dell’attentato a Casalegno su La Stampa

I terroristi, allora, si erano macchiati di una quantità di delitti anche efferati ma con i giornalisti, fino a quel momento, avevano scelto di “gambizzarli”, sparando loro nelle ginocchia. Ma con Casalegno sembrava poco. Quel “nemico del popolo” andava punito con maggiore severità.
L’agguato il 16 novembre 1977 nell’androne di casa sua, al numero 54 di corso Re Umberto. Ad affrontare un uomo indifeso, senza scorta e senza armi, un commando di quattro uomini: Raffaele Fire, Patrizio Peci, Vincenzo Acella e Piero Panciarelli. La Nagant, impugnata da Fiore, ha vomitato quattro rivoltellate che hanno sfigurato Casalegno, ma non l’hanno ammazzato sul colpo. L’agonia è durata 13 giorni, fino al 29 novembre, quando è spirato senza riprendere conoscenza. (giornalistitalia.it)

Il pubblico intervenuto oggi a Torino per omaggiare Carlo Casalegno

Il pubblico intervenuto oggi a Torino per omaggiare Carlo Casalegno

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