LONDRA (Gran Bretagna) – Il giornale inglese “The Guardian” polemizza con la magistratura del nostro Paese. Il noto giornale del Regno Unito, senza mezzi termini, titola che “I procuratori italiani intercettano il telefono del giornalista del Guardian Lorenzo Tondo”.
«I procuratori italiani, accusati di confondere un rifugiato per uno dei più famosi contrabbandieri del mondo, hanno intercettato le conversazioni di un giornalista che lavora per “The Guardian” che ha sottolineato il loro presunto errore – scrive nel suo articolo Jon Henley, corrispondente della testata per la gli affari europei –. I documenti prodotti in tribunale venerdì scorso mostrano che i procuratori in Sicilia hanno registrato segretamente due conversazioni tra il giornalista Lorenzo Tondo e una delle sue fonti, in violazione dei suoi diritti professionali».
«I documenti identificano Tondo come giornalista del Guardian e dicono che “sta lavorando al caso” di Medhanie Yehdego Mered, un importante trafficante nord africano che ha inviato migliaia di profughi eritrei dalla Libia all’Italia», scrive ancora Henley che, continua nel suo articolo, spiega come Tondo abbia prova per dire che in carcere ci sia l’uomo sbagliato e cioè tale Medhanie Tesfamariam Berhe, «un rifugiato di 29 anni che è stato erroneamente arrestato in Sudan ed estradato in Italia con l’aiuto del Ufficio estero britannico».
A sostenere la tesi di Tondo e del Guardian la famiglia di Mered che, insieme alla moglie, ha affermato che l’uomo che sta in carcere in Italia non è il loro congiunto.
«Dopo quasi 18 mesi di procedimenti giudiziari – scrive ancora Henley – i procuratori non hanno prodotto una sola testimonianza contro l’uomo che ancora sostengono essere Mered che, da allora, è emerso, essere in carcere negli Emirati arabi uniti per aver usato un passaporto falso quando era stato arrestato in Sudan. I documenti giudiziali rilasciati venerdì includono trascrizioni di due conversazioni tra Tondo e Hayle Fishaye Tesfay, un eritreo che ha vissuto a Palermo per più di 20 anni. Un ex interprete di Corte descritto nei documenti come amico del detenuto, Tesfay ora lavora come addetto alle pulizie».
L’articolo riporta, inoltre, un commento di Lorenzo Tondo sulla vicenda che lo riguarda. «Quello che ha fatto il pm di Palermo – dice Tondo – è una chiara violazione dei miei diritti come giornalista professionista. Non vedo alcun motivo per giustificare quello che è stato fatto se non cercare di screditare il lavoro del The Guardian. Sono un giornalista professionista in Italia, in possesso di una tesserino professionale. Non possono rivelare le mie fonti, né pubblicare le mie conversazioni con queste. Ma in questi documenti resi noti in aula identificano una fonte e rivelano che la sto utilizzando per cercare un’altra fonte. È un attacco al giornalismo investigativo». (giornalistitalia.it)