LONDRA (Gran Bretagna) – I lavoratori dei magazzini di Sports Direct, catena di negozi al dettaglio britannica controllata dal miliardario Mike Ashley, ricevono uno stipendio più basso del salario minimo nazionale. Lo ha rivelato un’indagine del quotidiano britannico “The Guardian”.
Il quotidiano aveva già esposto rivelazioni riguardo alla violazione delle leggi da parte della catena cinque anni fa. Ai tempi, Ashley aveva dovuto presentarsi di fronte ad una commissione parlamentare, e i dipendenti avevano ricevuto circa un milione di euro di arretrati.
I deputati avevano concluso che l’attività trattava “i lavoratori come merci piuttosto che come esseri umani”, e Sports Direct aveva revisionato le sue pratiche e si era impegnata ad introdurre una serie di miglioramenti nel 2016.
Nell’ultima indagine “The Guardian” ha infiltrato un giornalista sotto copertura nello stesso magazzino di cinque anni prima, a Shirebrook nel Derbyshire, per due settimane alla fine di giugno. Nel magazzino operano circa 3.500 lavoratori che si occupano di distribuire i prodotti di Frasers Group, del quale fa parte anche Sports Direct.
Il giornalista del quotidiano britannico ha ripreso le condizioni del personale, che non ha il permesso di abbandonare l’edificio durante i 30 minuti di pausa non pagata. Secondo alcuni esperti del diritto del lavoro, le pause dovrebbero contare come tempo pagato e, se venissero pagate, ciò vorrebbe dire che i dipendenti di Sports Direct ricevono un salario più basso del minimo nazionale. Frasers Group sostiene che le accuse di “The Guardian” siano infondate perché le pause non dovrebbero essere pagate seguendo il principio del salario minimo nazionale.
Gli esperti legali sostengono, invece, che questo principio può essere applicato solo se il dipendente può trascorrere la sua pausa come meglio crede; nel momento in cui è obbligato a rimanere nel luogo di lavoro, allora la pausa dovrebbe contare come tempo da pagare. (agenzia nova)
Giornalista infiltrato tra il personale svela che il salario è più basso del minimo nazionale