CAMPOBASSO – Plebiscito per Antonio Lupo, dal 3 febbraio scorso caporedattore della Testata Giornalistica Regionale Rai del Molise. Le sue “Linee territoriali” sono state approvate all’unanimità dai 25 giornalisti della redazione di Campobasso che hanno partecipato alla votazione dei 28 aventi diritto.
Nato a Termoli il 27 giugno 1961, laureato in scienze politiche all’Università “La Sapienza” di Roma, tifosissimo dell’Inter, Lupo è stato assunto dalla Rai come praticante nel febbraio 1992 e dal 1 marzo 1994 è giornalista professionista iscritto all’Ordine del Molise che ha presieduto per tre mandati (dal 2007 al 2017). È il volto più noto della Tgr Molise e, come confermato dall’indice di gradimento della redazione, stimato e apprezzato dai telespettatori e dai colleghi.
“Dall’informazione di edizione a quella di flusso: l’esigenza dell’autorevolezza”, il primo degli otto punti delle sue “linee territoriali” che hanno convinto i colleghi ad accordagli la fiducia con interesse ed entusiasmo. «Con l’avvento e l’imporsi del web, – spiega, infatti, Lupo – l’informazione è profondamente cambiata: era di “edizione”, è diventata “di flusso”; è cambiata l’organizzazione del lavoro, è mutato l’approccio. Nel campo dell’informazione sono spariti alcuni paradigmi, ne sono nati altri. È quasi sparito il concetto di scoop, è nata l’esigenza di sapere con certezza ciò che è vero, rispetto a ciò che viene spacciato per tale. Dare una notizia subito, il prima possibile, è una categoria innata della professione: essere i primi è importante ma, nell’epoca delle fake news, è più importante essere certi che ciò che si scrive è sicuramente vero.
Tempestività e autorevolezza dell’informazione: sono entrambe priorità ma, ove fosse necessario scegliere, privilegeremo sempre l’autorevolezza: sarà bello sentire dalla platea dei radio- telespettatori/lettori del web un’espressione del tipo: “Lo ha detto la Rai, lo ha detto la Tgr Molise, quindi la notizia è sicuramente vera”».
Altro capitolo importante “il rispetto delle regole”: «La verità, nel senso giornalistico del termine, – ricorda Antonio Lupo – risponde al rispetto delle regole: vale l’articolo 2 della legge sull’ordinamento professionale, vale la Carta dei doveri, valgono le Carte deontologiche ma, per quanto mi riguarda, vale soprattutto il buon senso.
L’articolo 2 della legge 69/1963 sull’ordinamento della professione credo dica già tutto, su ciò che è nostro diritto ma soprattutto su ciò che è nostro dovere fare, non per noi stessi bensì nell’interesse e nel rispetto dei lettori.
La Carta dei doveri – evidenzia Lupo – è un libricino che dovrebbe stare sul comodino di ciascuno di noi: è semplice, chiara, perfettamente intellegibile; ci sono poi le altre Carte deontologiche, che di tanto in tanto sarebbe bene andarsi a rileggere.
Il buon senso è quello che detta l’etica della professione. Noi facciamo cronaca: la cronaca è il diritto dei cittadini a essere informati; a esso risponde il nostro dovere di farlo con correttezza. Se verifichiamo e incrociamo le fonti, se siamo imparziali, se tuteliamo i soggetti deboli e rispettiamo il diritto al decoro delle persone, se useremo continenza espressiva, nulla avremo da temere. Potrà succedere che una notizia sia utile a qualcuno e danneggi altri ma, se scriviamo la notizia nel rispetto delle regole, nessuno potrà contestare la bontà del nostro lavoro».
Ed ancora la “fondamentale regola dell’imparzialità”. «Non esiste la Verità assoluta – ammonisce Lupo – perché non esiste l’Oggettività. Se esistesse, non ci sarebbe bisogno dei giornalisti. Un robot farebbe il conduttore di gr e tg, speciali algoritmi pescherebbero tra i fatti, traducendoli in notizie. Ma i giornali, le radio e le tv, con identiche notizie, sarebbero perfettamente uguali.
Al contrario, ciascuno di noi ha la sua storia, la sua istruzione ed educazione, i suoi principi, le sue inclinazioni culturali e politiche. Fatalmente quest’insieme costituisce il suo Io ma, nel caso del giornalista, non può giustificare un’informazione faziosa. Mai pensare che quel tal giornalista “è fazioso, ma è bravo”; se è fazioso, non è bravo. Un bravo giornalista, pur con le sue inclinazioni culturali, politiche ecc. è sempre imparziale. L’imparzialità è un metodo di lavoro, che siamo obbligati ad adottare, sempre. Di ogni fatto ci sono più campane, almeno due e siamo obbligati a sentirle sempre, tutte: accusa/ difesa, destra/sinistra/centro, perché calcio di rigore sì/perché calcio di rigore no, e gli esempi potrebbero continuare all’infinito. Ecco perché, nella ricerca della verità giornalistica, la regola dell’imparzialità è fondamentale. Soprattutto per il giornalista del servizio pubblico».
«La redazione è una squadra, il caporedattore – ricorda Lupo – ha il compito di metterla in campo, valorizzando le attitudini di ognuno. Il caporedattore ha un progetto, costruito con i mattoni delle sue idee, la redazione lo aiuta fornendo disponibilità e opportunità. Il progetto funziona se è condiviso, altrimenti fallisce. In questo progetto, ogni redattore deve potersi sentire protagonista. Una squadra perde se i calciatori giocano contro l’allenatore. Analogamente, il caporedattore non impone il suo ruolo, se lo fa riconoscere: è la differenza che passa tra autorità e autorevolezza. Nel progetto condiviso, quotidianamente, ogni edizione del gr/tg e la pagina web sono altrettante sfide: la Tgr Molise sceglie notizie, servizi, inchieste, mettendosi dalla parte del cittadino e in maniera non conformistica. In una regione povera di cronaca “nera” il vincolo diventa però opportunità: in Molise la scaletta del tg, di norma, non viene fatalmente decisa da eventi di matrice violenta (che pure ci sono), ma dall’effettiva importanza delle conseguenze dei fatti nella quotidianità di ciascuno.
Non la politica di Palazzo, ma l’analisi degli effetti che le decisioni politiche hanno sulla gente; non la burocrazia fine a sé stessa, ma il dramma delle vicende di ordinaria prevaricazione in danno della gente; e così pure gli effetti delle lentezze della Giustizia sul cittadino martoriato, le storie di diritti negati. E così via. Questa è la strada. Dare spazio ai fatti, anziché visibilità alle varie forme di Potere, significa riconciliarsi con la gente: compito non facile per una categoria, la nostra, quella dei giornalisti, che dalle varie statistiche sulle professioni non risulta essere tra le più amate. Nell’epoca della comunicazione di massa, attuata anche via web, un ulteriore probante compito per il giornalista della Tgr Molise. Non farsi amare, naturalmente, ma farsi apprezzare, questo certamente sì.
Altro capitolo importante “La presenza della Tgr sul territorio”. Credo che due debbano essere i punti fermi del nostro cammino: l’attenzione per la cronaca, cioè per i fatti, e la presenza della Tgr sul territorio.
La presenza sul territorio è la peculiarità della Tgr, è ciò che ne fa un unicum nel panorama giornalistico europeo, una sfida che la Rai lanciò innanzitutto a sé stessa quarantuno anni fa; anni di successi, di vittorie sancite ancora in questi giorni con formidabili dati di share, a dimostrazione anche della validità del piano editoriale del Direttore Casarin».
Quindi i ringraziamenti: «un doveroso pensiero a chi mi ha preceduto, cioè a tutti i capiredattori, nessuno escluso: essi, con le loro redazioni, hanno contribuito a creare ciò che oggi noi siamo. Penso soprattutto a Tonino Scarlatelli, primo caporedattore della sede Rai del Molise, dal quale ho imparato quanto sia importante lavorare con un capo che ti fa sentire la sua fiducia. Un pensiero particolare va alla Direzione, al direttore Alessandro Casarin, al condirettore Roberto Pacchetti e al vicedirettore Carlo De Blasio. Al direttore Casarin ribadisco pubblicamente il ringraziamento per avermi scelto alla guida della redazione del Molise: il mio impegno quotidiano sarà tracciato dalla volontà di dimostrare, a lui e alla redazione, che la sua scelta è stata giusta». Ed un grazie particolare il caporedattore della Tgr Rai Molise lo rivolge «ai colleghi della segreteria, che fanno parte a pieno titolo della nostra squadra; il loro impegno è quotidiano e lo verifico puntualmente»
«L’esito del voto – commenta Antonio Lupo ringraziando i colleghi – è stato, allo stesso tempo, inaspettato e gratificante. Da oggi sento ancor più il peso della responsabilità». (giornalistitalia.it)
LEGGI ANCHE:
Tgr Rai Molise: Antonio Lupo caporedattore
Un professionista serio preparato aperto al confronto e al dialogo prima o poi ottiene il giusto riconoscimento. È anche il risultato di buoni maestri.