ROMA – Per troppi anni le nostre richieste di cambiamento sono rimaste istanze inascoltate. Abbiamo chiesto a gran voce l’affermazione di una Rai – servizio pubblico televisivo – libera dai vincoli imposti dalla politica, in grado di poter realizzare la propria missione utilizzando appieno il potenziale umano e professionale delle persone che vi lavorano.
Un’unica azienda con una missione condivisa, che sappia integrare al meglio specializzazioni e presenza sul territorio, in grado di produrre “dall’interno“ un’informazione ricca, diversificata, per dare risposte adeguate alla domanda di informazione sempre più ampia e completa.
Il progetto di riorganizzazione di Gubitosi – oltre a tralasciare completamente la necessità di procedere in parallelo con la riforma della governance e del finanziamento- sembra concentrarsi unicamente sulla necessità di realizzare economie, senza affrontare il nodo della missione editoriale.
Lo fa con le testate nazionali e, ancor di più con le redazioni regionali.
Quando definisce le funzioni della Newsroom 2 che vede unificate le redazioni di TgR, Tg3 e Rainews24, Gubitosi si limita a definire il ruolo della Tgr come “Ufficio di corrispondenza locale”, valutando l’apporto delle sedi in termini di solo risparmio e non come valore condiviso.
Crediamo che la presenza capillare sul territorio sia l’asset strategico proprio della Rai – servizio pubblico, fattore che ci qualifica e contraddistingue dai network privati.
I risultati di ascolti delle iniziative editoriali locali avviate negli ultimi anni sono la prova di una forte domanda in questa direzione e di un diffuso apprezzamento del lavoro svolto dalla Tgr.
Le redazioni regionali per troppo tempo si sono viste strette da un lato, dagli appetiti politici locali, e dall’altro considerate come “prodotto informativo di secondo piano” rispetto alle testate nazionali (nel caso del Tg3 poi considerate addirittura “indegne” aprioristicamente di poter collaborare con servizi nelle edizioni principali ).
Siamo i primi ad invocare una riforma profonda, che consideri redazioni nazionali, territoriali, uffici di corrispondenza nel mondo, come una rete integrata e non come una piramide accentrata.
Siamo pronti ad affrontare il cambiamento, lo stiamo già facendo impegnandoci nel processo di digitalizzazione che assorbe energie preziose a redazioni con già forti carichi di lavoro. Lo facciamo volentieri cogliendo questo investimento atteso a lungo come un’occasione di integrazione e di ottimizzazione del nostro lavoro.
Chiediamo però di poter essere protagonisti di questo cambiamento portando al tavolo del confronto aziendale le proposte di autoriforma elaborate all’interno dell’Usigrai attraverso l’analisi degli altri servizi pubblici europei nella iniziativa #Rai2016.
Chiediamo e allo stesso tempo offriamo all’azienda un confronto costruttivo, che parta dai punti comuni delle proposte per costruire un nuovo modello informativo condiviso. Un confronto vero, non la comunicazione di decisioni già prese unilateralmente.
Non è questo il tempo delle sterili contrapposizioni, delle difese di uno status quo che noi per primi abbiamo sempre chiesto di superare.
Ma è il momento di pretendere il rispetto per il ruolo che i giornalisti Rai hanno sempre avuto nella storia dell’azienda.
Al sindacato chiediamo lo sforzo di essere protagonista del cambiamento, di portare a sintesi posizioni diverse, di sostenere il lavoro quotidiano dei giornalisti impegnati ogni giorno nelle redazioni e sul territorio. All’azienda chiediamo un confronto costruttivo, nell’interesse di tutti.
Il Coordinamento dei Cdr della TGR