ROMA – Dieci anni fa anche i giornalisti sono stati chiamati a decidere dove destinare il proprio Tfr. Un anniversario importante per capire il valore della scelta fatta e per trarre indicazioni di comportamento per il futuro, soprattutto per le giovani generazioni che avranno pensioni più ridotte rispetto alle attuali. Ecco un sintetico bilancio.
Chi ha destinato la propria quota di Tfr al Fondo all’inizio del 2007 anziché lasciarlo in Azienda, si ritrova oggi il 34% in più se ha scelto il comparto Prudente (quasi la metà degli iscritti) e addirittura il 42% in più con il comparto Mix. Ipotizzando uno stipendio lordo medio di 50.000 euro rimasto costante nel corso dei dieci anni con il Tfr si sarebbero accumulati poco più di 38.500 euro, con il Prudente 51.700 e con il Mix 54.500. Anche se dovessimo sottrarre a questo conteggio il contributo aggiuntivo dell’1% versato dal giornalista il bilancio rimarrebbe comunque positivo. Un risultato tanto più significativo se si considera che è stato conseguito nei dieci anni con crisi dalle ripercussioni pesantissime sui mercati: la crisi dei subprime, della Grecia e infine la Brexit.
Insomma, per il momento investire nel Fondo Complementare si è rivelata una scelta azzeccata. Un risultato che vale per i giornalisti come per la stragrande maggioranza dei fondi pensioni negoziali che hanno avuto performance superiori a quelli aperti. Non bisogna dimenticare altre due considerazioni: (assente al di fuori dei fondi negoziali).
Il Fondo Complementare dei Giornalisti è oggi impegnato a consolidare e migliorare questi risultati ben consapevole che, in questi anni, il rendimento del Fondo è stato inferiore alla media dei fondi negoziali (+ 44% rispetto al Tfr secondo una recente indagine de Il Sole 24 Ore).
“La nostra massima attenzione – commenta il presidente Enrico Castelli – è rivolta al controllo del rischio e al monitoraggio degli investimenti intervenendo attivamente nella gestione dei flussi diretti ai gestori a fronte di forti tensioni sui mercati come è accaduto nel gennaio 2016. Con la stessa preoccupazione il Cda ha recentemente approvato un bando per la sostituzione di un gestore che non era riuscito a rispettare il mandato ricevuto. Infine, lo stesso Cda ha sostenuto la necessità di dotare la Funzione Finanza (che fa capo all’Inpgi) di una nuova unità proprio per seguire più da vicino l’attività del Fondo”.
Proprio per favorire una maggiore conoscenza del Fondo e delle sue caratteristiche anche alla luce della riforma delle pensioni deliberata dall’Inpgi, sono in fase di studio alcuni corsi di aggiornamento e di formazione. (giornalistitalia.it)
Una scelta azzeccata: vantaggio fiscale e contributo del datore di lavoro dell’1%